Avezzano. I lavoratori dei Centri di ricerca regionali Crab e Cotir chiedono al governo della regione Abruzzo di battere un colpo e di ufficializzare il disegno di riordino dei Centri. È inconcepibile il comportamento assunto dalla regione Abruzzo che con l’inizio del commissariamento, quindi da dicembre 2014, ha interrotto sia l’erogazione dei fondi sia il pagamento degli stipendi relegando i lavoratori e le loro famiglie in uno stato di disperazione e indigenza. Infatti, è del dicembre 2014 la delibera di Giunta (Dgr 820/2014) con cui venne disposta la messa in liquidazione dei Centri e dato mandato alla Direzione Politiche Agricole di approfondire percorsi atti ad individuare un nuovo soggetto che svolga, per il settore della ricerca ed innovazione, i servizi di interesse generale”. A distanza di oltre 2 anni la Direzione Politiche Agricole non ha prodotto uno straccio di documento ufficiale in attuazione dell’indirizzo ricevuto dall’organo di Governo della Regione.
Il Governo regionale ha dormito sonni tranquilli e i Commissari liquidatori, noti professionisti abruzzesi, non hanno né ottemperato al loro mandato né preteso il rispetto degli impegni contratti dalla Regione nei confronti dei Centri di ricerca. Impegni contemplati in leggi regionali e in convenzioni sottoscritte dalla Regione stessa. Una pubblica amministrazione sarebbe tenuta ad agire in tutt’altro modo e non certamente come sta facendo. Per questo i lavoratori percepiscono questo comportamento come un disegno delittuoso che li sta uccidendo sotto il profilo professionale, degli affetti familiari e delle relazioni sociali e pensano che qualcuno dovrà risponderne. Non è accettabile, in un Paese civile, che un Direttore regionale, che costa alla collettività fior di migliaia di euro al mese, possa sottrarsi ai suoi doveri o temporeggiare in modo indeterminato portando decine di famiglie all’indigenza. Come non è accettabile il comportamento del Governo regionale e dei Commissari. È vergognoso, i Centri di ricerca istituiti con legge regionale per svolgere ricerca pubblica e diffusibile e quindi assolvere a precise funzioni stabilite nelle stesse leggi sono stati portati arbitrariamente in uno stato di crisi, di paralisi totale, interrompendo qualsiasi attività di collaborazione e di servizio faticosamente messe in piedi dai lavoratori nel corso degli anni, precludendo anche la possibilità di partecipazione ai bandi di ricerca. Se questo non è un disegno delittuoso chiediamo umilmente scusa a tutti.