Chi segue il calcio sa bene che ogni giocatore scende in campo con una maglia strettamente personale: non solo, dietro la schiena, è indicato il cognome tramite un apposito “lettering”, ma viene mantenuto il medesimo numero per l’intero campionato.
Chi ha un’età molto giovane starà sicuramente pensando che questo è ovvio, che è sempre stato così, ma la realtà è diversa: in passato infatti, come vedremo nel dettaglio a breve, la numerazione delle divise dei calciatori era differente.
Ma la numerazione fissa, ovvero appunto quella che i calciatori mantengono per tutta la stagione sportiva, è obbligatoria in tutte le categorie? E quando è stata introdotta? In quest’articolo soddisferemo queste piccole curiosità, dunque, buona lettura!
La numerazione “classica”, dal numero 1 al numero 11
Come si diceva, nel calcio la numerazione fissa non esiste da sempre: in passato, infatti, i numeri di maglia venivano assegnati ad ogni partita.
I titolari, ovvero gli undici calciatori che scendevano in campo dall’inizio, avevano una numerazione dall’1, numero assegnato al portiere, all’11, a seguire tutte le numerazioni della panchina, tra le quali il numero 12 era assegnato al portiere di riserva; lo stesso calciatore, dunque, poteva ritrovarsi ad indossare numeri diversi ad ogni partita.
Sebbene ciò non sia mai stato una regola ferrea, era prassi assegnare i numeri di maglia in base al ruolo ricoperto in campo: tralasciando il portiere, per cui era obbligatorio utilizzare il numero 1, i numeri 2 e 3 sono sempre stati quelli tipici dei terzini, il 9 quello del centravanti, il 10 quello del fantasista e via discorrendo.
La prima Serie A con le numerazioni fisse
Il primo campionato di Serie A in cui le squadre hanno dovuto assegnare una numerazione fissa ai propri calciatori è stato quello della stagione sportiva 1995/96, vinto dal Milan; nello stesso anno, sulle maglie hanno “esordito” anche i cognomi dei calciatori.
Sono ormai quasi trent’anni, dunque, che nelle partite di calcio i giocatori scendono in campo con il medesimo numero per l’intera stagione sportiva, e a questo punto è interessante chiedersi: ma questo modo di gestire la numerazione deve essere rispettato in qualsiasi categoria, oppure no? Andiamo a scoprirlo.
La numerazione fissa oggi: in quali campionati italiani è obbligatoria
In Italia la numerazione fissa è obbligatoria in tutti i campionati professionistici, ovvero quelli di Serie A, Serie B e Serie C, quest’ultimo conosciuto anche come Lega Pro, il discorso cambia, invece, nelle categorie inferiori, ovvero dai campionati Dilettanti in giù.
Come si può leggere sul sito Internet ufficiale del Campionato Nazionale Dilettanti, per le squadre che partecipano al torneo la numerazione fissa è facoltativa, si può scegliere liberamente, dunque, se adottarla o meno.
Perché la numerazione fissa è sempre più utilizzata anche tra i dilettanti
Oggi le società dilettantistiche possono procurarsi le divise per i propri calciatori comodamente online: su siti web come www.gadget48.com, infatti, si possono acquistare magliette di ogni tipo richiedendo, sulle stesse, la realizzazione delle personalizzazioni più disparate.
Per le squadre dell’alto professionismo, ovviamente, il discorso è differente: i brand sportivi sottoscrivono con le stesse degli accordi di fornitura per i quali, non di rado, sborsano delle cifre molto alte, rifornire una squadra blasonata è infatti un’ottima opportunità per incrementare il business ed il blasone.
Il mondo dilettantistico, chiaramente, ha ben poco a che vedere con accordi commerciali di questo tipo, e sebbene in questi campionati, come detto, non viga l’obbligo di prevedere una numerazione fissa, questa soluzione viene adottata sempre più frequentemente.
Molte società, infatti, ritengono che la numerazione fissa agevoli non poco la gestione del materiale tecnico, non fosse altro perché, tra i vari giocatori, possono esserci delle differenze di taglia; utilizzando la numerazione da 1 a 11 variabile da partita a partita, infatti, vi è il concreto rischio che un giocatore si ritrovi con una maglia troppo stretta o, al contrario, eccessivamente larga!
Oltre a questo, i calciatori dilettanti apprezzano questa soluzione anche per godere di una maggiore igiene: sebbene le divise vengano lavate dopo ogni partita, infatti, si preferisce indossare un capo personale, piuttosto che una maglia che in precedenza è stata indossata anche da altri compagni di squadra.
Non è raro, peraltro, che alcune società deleghino ai propri calciatori la gestione del materiale tecnico, sono dunque loro stessi a lavare la loro divisa e a portarla con sé nel giorno della partita, cosa che sarebbe meno agevole da attuare se le divise non fossero strettamente personali.
Tutto lascia pensare, dunque, che la classica numerazione da 1 a 11 diverrà sempre più un lontano ricordo!