Avezzano. Il 30 giugno è alle porte: è la data di scadenza dell’ennesima proroga firmata, dall’inizio della vicenda che riguarda riconversione e partecipazione alle spese per la frequenza dei centri per disabili della Regione e quindi del Centro San Domenico. A tutt’oggi, nonostante gli incontri e le rassicurazioni avute dal Presidente della Regione Luciano D’Alfonso, dall’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci e dall’assessore Regionale alle Politiche Sociali Marinella Sclocco, nessuna risposta è stata data su COSA diventerà il centro, chi potrà frequentarlo e quale compartecipazione dovrà esserci da parte delle famiglie e/o dei Comuni. Giovedì 21 maggio, imperterrite, Nanda Martellone e Rosanna Nicolai, mamme di ragazze disabili hanno incontrato, grazie all’interessamento del Consigliere Regionale Gianluca Ranieri e di Giorgio Fedele, la V commissione consiliare della Regione Abruzzo che sta lavorando sull’argomento. Durante l’audizione è stato fatto notare dalle stesse che il regolamento del 2015 che dovrebbe regolare sia la riconversione che la partecipazione presenta punti di criticità da non sottovalutare: non è stato stabilito, con criteri chiari, nè cosa significhi riconversione e quindi che tipologia di interventi riabilitativi sono previsti per i disabili, né da quale e quanto personale devono essere erogati; se non si definisce il tipo di servizio erogato, come si fa a chiedere agli utenti di partecipare alla spesa di prestazioni che non si conoscono? Forse è il caso, secondo le mamme, di stabilire, prima, cosa si intende per riconversione, e poi, sulla base di fasce Isee chiare e definite (nel Regolamento del 2015 che volevano approvare neanche erano presenti) stabilire la compartecipazione. Relativamente a quest’ultimo punto, l’indignazione da parte dei genitori è esponenziale visti gli sprechi che spudoratamente continuano nella Sanità. Addirittura, secondo le fasce Isee del Regolamento del 2014, ad alcuni disabili resterebbero 150€ al mese: lo Stato eroga pensione e accompagnamento, la Regione se li riprende. “Eh già! -sostengono le mamme- bisogna uscire dal commissariamento e, guarda un po’, devono pagare le fasce sociali più deboli. Dov’è giustizia e democrazia?”.