Pereto. Senza Figura è il titolo della mostra che Nicola Samorì ha curato per la galleria Monitor, di Paola Capata con sedi a Roma, Lisbona e Pereto.
Senza Figura apre sabato 2 ottobre (dalle 12 alle 17) e propone opere di quattro artisti, oltre al curatore.
Le nature morte introducono i soggetti prescelti per l’esposizione in cui Samorì ricopre la doppia veste di pittore e di curatore, invitando artisti a lui vicini per ricerca, dialogo e condivisione di esperienze.
Chiara Lecca (Modigliana, 1977), Enrico Minguzzi (Cotignola, 1981), Pierpaolo Campanini (Cento, 1964) e Mattia Moreni (Pavia 1920 – Brisighella 1999) prendono di petto la natura, mettendosi di fronte a essa in un confronto tutt’altro che pacificato e fluido, interessati piuttosto alla sua ambiguità, alle sue implicazioni semantiche, alle distorsioni delle forme che si compiono in bilico tra contemplazione e colluttazione.
Senza Figura è anche una auto-censura, una raccolta di dipinti e sculture che escludono la presenza del corpo, la tematica più ricorrente nell’opera di Nicola Samorì.
La via dell’in-naturale è aperta in mostra, cronologicamente, da un dipinto di Mattia Moreni del 1970, L’agonia dell’anguria allunata su pelliccia, una delle sue celebri non-angurie dove il corpo del frutto è sfregiato da una spaccatura, evocazione di quel sesso femminile che diverrà poi assoluto protagonista nelle sue rappresentazioni immediatamente successive.
Questa ambiguità semantica attraversa tutte le opere in mostra, dove il rapporto col naturale non è mai didascalico. In Pierpaolo Campanini il confronto quotidiano e ostinato con un brandello di natura sfocia in una sorta di trasfigurazione del fogliame, bruciato da bagliori che nella pittura di Enrico Minguzzi diventano resine fluorescenti che accolgono una natura in forma di pura espulsione mentale, privata di ogni sostegno alla gruccia del realismo. In Chiara Lecca la presenza del frammento animale sconfina otticamente in altri regni: le bolle alabastrine che si gonfiano come le angurie di Moreni sono in realtà vesciche animali, così come i fiori recisi sono orecchie di coniglio tassidermizzate. Fiori falsi, come quelli ritratti da Samorì nell’olio su Breccia di Vendôme secondo natura, poiché non sono stati dipinti, bensì come “trovati” sulla pietra e costretti a prendere forma attraverso l’assedio del colore che ne minaccia i perimetri rivelandoli al contempo.
Per la sede romana di Monitor in via Sforza Cesarini, invece, Samorì propone Roma (manuale della mollezza e la tecnica dell’eclisse). La mostra rivela al pubblico la presenza nelle immagini di Samorì di un codice genetico indipendente dal filone a cui è stata ricondotta più frequentemente la sua produzione da un decennio a questa parte, ossia quello che affonda le sue radici nel repertorio dei maestri del passato. Un corpus di opere inedite che possono a primo acchito creare spaesamento, ma che in realtà vedono potenziati aspetti già in nuce in altri lavori più recenti. Opening domani, venerdì 1 ottobre, dalle 18 alle 21. Poi dal martedì al venerdì dalle 13 alle 19 fino al 26 novembre.
La mostra di Pereto resterà aperta fino al 14 novembre, il sabato e la domenica, dalle 15 alle 19, gli altri giorni su appuntamento.
Prenotazioni a [email protected]