Avezzano. Sembra essere una storia infinita quella di Neurochirurgia di Avezzano, chiusa con un provvedimento del primario dell’Aquila e da molti definito illegittimo. Sul caso ora interviene il dottor Roberto Mastrostefano che di quella unità operativa, insieme al professor Maurizio Fontana, ne fece un fiore all’occhiello dell’intera regione Abruzzo. Con un intervento chiaro e duro su Facebook, Mastrostefano evidenzia alcune contraddizioni sulla vicenda. “La morte della neurochirurgia marsicana”, afferma, “è stata decretata nel 2010 dall’allora direttore generale, con la connivenza dei dirigenti amministrativi e sanitari marsicani, quando, da solo contro tutti, ho tentato inutilmente di impedire che l’Unità operativa complessa di Avezzano venisse declassata ad Unità semplice. Ciò ha comportato la soppressione del posto di ruolo di Primario”. Secondo Mastrostefano, era chiaro che in tal modo sarebbe stato più difficile trovare professionisti disposti a rinunciare alla propria carriera prestando servizio ad Avezzano “con la prospettiva di dover fare da sportello periferico dell’Aquila e di non poter mai diventare primario”. “Si è ripetuto nella Marsica lo stesso refrain che anni prima aveva caratterizzato la pessima esperienza pescarese”. “Tutto questo a chi avrebbe giovato?”, si domanda Mastrostefano, “la risposta a questa domanda la potete trovare in qualcun altro di quei reparti parassiti che ancora albergano all’ospedale di Avezzano”. Il neurochirurgo contesta anche la presa di posizione di Nicola Pisegna Orlando, del gruppo di lavoro costituito in Comune per far fronte all’emergenza del settore sanità e che sta lottando per la riapertura del reparto. “Sarebbe il caso di ricordare l’interessante la posizione del Pisegna Orlando”, conclude Mastrostefano, “che nel 2010 auspicava in un articolo sul Centro la chiusura del reparto di Avezzano, lodando appassionatamente quello dell’Aquila”.