L’Aquila. Nel 123esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” Michele Fina ha presentato con l’autrice l’ultimo libro di Emma Pomilio: “La grande Roma dei Tarquini” (Mondadori), nel quale sono contenuti due romanzi.
Fina ha detto che si tratta di “700 pagine molto intense, fanno capire il lavoro e la fatica dietro a questo tipo di scrittura, come abbiamo avuto già modo di dire con Emma in puntate precedenti. Nel libro emerge come l’ultimo re dei Tarquini abbia avuto un ruolo determinante nella crescita di potenza di Roma, senza togliere nulla alle caratteristiche di tirannide di quella fase. Nel meticciato che era Roma tutto era violento e imprevedibile, nella grandezza di Roma c’è stato anche questo periodo. In questo libro come negli altri di Pomilio è molto indagato il potere, in tutti i suoi aspetti, tanto che emergono caratteristiche che si ripropongono nella storia e che riconosciamo ancora oggi”.
Pomilio ha sottolineato che “è stato un libro molto laborioso per me, si parla di epoche lontane di cui abbiamo pochi documenti. Si tratta del primo romanzo unitario su un periodo importante della storia di Roma che non tutti conoscono. E’ il periodo in cui Roma è diventata molto imperialista, ha cominciato a vedere quali potevano essere le conquiste: non le bastava più la sua campagna. Questi elementi li conosciamo grazie alle scoperte archeologiche del Novecento. Con i Tarquini Roma diventa la grande Roma dei Tarquini, secondo la definizione del filologo Giorgio Pasquali”.
Parlando dell’ultimo re dei Tarquini l’autrice ha detto: “Il Superbo è stato presentato dagli storici come esclusivamente negativo, persino inadatto come sovrano, un’immagine creata dagli aristocratici quando hanno ripreso il potere su Roma, pur non essendo del tutto falsa. Era vero che in quella dinastia si sentivano liberi da certe leggi e imposizioni, superiori alle leggi degli uomini normali. Studiare l’esercito del Superbo mi ha consentito di capirlo a fondo. Ha superato la mentalità arcaica della città stato creando un piccolo impero: si è collegato ai latini per farli combattere nell’esercito di Roma accanto ai romani. Era riuscito a preparare Roma ai trattati con Cartagine”.
“Il mio approccio”, ha spiegato Pomilio, “è quello di fare fiction ma tenere conto delle motivazioni profonde. Cerco di dare una mia interpretazione della società sulla base delle indagini degli storici. Da sottolineare il ruolo delle donne etrusche, più rilevante di quelle romane in seguito: erano creatrici di re”.
Nel finale un’anticipazione sul prossimo lavoro di Emma Pomilio, che potrebbe essere nelle sue intenzioni incentrato sulla figura di Livia.