Avezzano. E’ morta dopo oltre due giorni di pronto soccorso su una barella perché in ospedale non c’erano posti letto. Si tratta di una pensionata marsicana finita al pronto soccorso a causa di problemi intestinali e mai arrivata al reparto. Continuano le proteste per la carenza di posti nella Marsica. Dalla Asl hanno fatto sapere che i familiari della 96enne si sono opposti a un trasferimento in altra struttura sanitaria per un intervento chirurgico.
Una situazione di sovraffollamento cronica nel territorio marsicano e l’offerta sanitaria insufficiente alla dmanda di migliaia di cittadini. Una situazione che sta suscitando critiche da parte di numerosi pazienti e familiari costretti a restare in attesa per giorni in condizioni spesso drammatiche.
“Bisogna restituire dignità ai pazienti”, spiegano i familiari dell’anziana originaria di Capistrello che non hanno voluto presentare denunce ma solo rendere noto il caso all’opinione pubblica, “dignità di non morire su una barella, come quello che è successo a noi. Questi lettini sono spesso usurati e non tutti sono dotati di sbarre. Stare tante ore su una barella, che è più stratta di un letto, che spesso non permette di allargare le braccia, non è facile. Anzi è disumano”.
Un altro paziente è rimasto tre giorni su una barella sempre a causa della carenza di posti letto. Sono casi limiti ma comunque frequenti. Una situazione segnalata già alla fine dello scorso mese che, a quanto pare, sembra non cambiare. Ma i casi di attese interminabili e ricoveri in pronto soccorso su barelle per ore e giorni sono innumerevoli.
La Asl sullo specifico episodio della 96enne ha tenuto a sottolineare che i familiari si sono opposti a un trasferimento in strutture di altre città. “La paziente che aveva 96 anni doveva essere operata”, afferma il manager della Asl di Avezzano Sulmona L’Aquila, Rinaldo Tordera, in merito all’anziana signora deceduta al pronto soccorso, “ma i parenti si sono opposti all’intervento e a un eventuale trasferimento in altri ospedali della provincia. La paziente”, continua il direttore generale, “nei giorni scorsi si è presentata con dolori addominali e dagli esami effettuati, tra cui la Tac, è emersa un’occlusione intestinale.
I medici hanno quindi comunicato ai parenti la necessità di sottoporla a intervento chirurgico ma i congiunti non hanno dato il consenso, anche per l’età molto avanzata. Il personale medico, preso atto di questa volontà, ha così assistito fino in fondo la donna che poi è deceduta durante una permanenza di circa 48 ore al pronto soccorso”.