Gioia dei Marsi. Trovata la carcassa di una mucca in un tombino ai margini della strada a Gioia Vecchio. Il Parco: non proveniva da allevamenti della zona.
“Lo scorso fine settimana, grazie alla segnalazione di Rewilding Apennines, abbiamo scoperto la carcassa di una vacca all’interno di un tombino della SS 83 Marsicana proprio in prossimità dei confini del Parco, a Gioia Vecchio”. Hanno spiegato dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
“Il tombino, largo circa un metro, serve per la raccolta e lo smaltimento delle acque meteoriche e ha sfogo verso valle. La vacca, caduta nel buco, deve essere rimasta incastrata nello spazio angusto ed è morta.
Vista la facile accessibilità, proprio da valle, la sua presenza avrebbe attirato sicuramente orsi, lupi, volpi, determinando una situazione di grave pericolo a ridosso della statale.
Non potendo accertare subito la proprietà dell’animale, vista l’impossibilità di leggere la marca auricolare, il Parco, d’intesa col Comune di Gioia dei Marsi, ha provveduto a rimuovere la carcassa dal tombino, accertando che non aveva nessun segno di predazione, e l’ha depositata su un prato nelle vicinanze, in attesa che il proprietario, identificato successivamente a mezzo banca dati nazionale, avesse provveduto, quanto prima, allo smaltimento.
Il sindaco di Gioia dei Marsi ha emesso apposita ordinanza per lo smaltimento mentre i Guardiaparco hanno provveduto a individuare il proprietario, tale G.P. residente in provincia di Frosinone, totalmente sconosciuto sia agli uffici comunali, sia al Parco, sia ai Carabinieri Forestali. In pratica l’allevatore non ha terreni in concessione a Gioia dei Marsi, né tantomeno in uno dei Comuni limitrofi e su questo fatto sono in corso indagini e accertamenti.
Contattato telefonicamente per sollecitarlo a rimuovere la carcassa, l’interessato ha fatto molte difficoltà, sperando evidentemente che nel frattempo fossero lupi e orsi a provvedere allo “smaltimento”. Ma questo non si è verificato e grazie all’azione congiunta dei Guardiaparco e della Polizia Locale di Gioia dei Marsi, ieri pomeriggio, finalmente, la carcassa è stata rimossa da una ditta specializzata per lo smaltimento a norma.
L’ANAS intanto aveva subito provveduto a ripristinare la griglia sopra al tombino così da evitare altri incidenti analoghi.
La vicenda, però, merita alcune considerazioni:
1- ancora troppi bovini ed equini vagano allo stato semibrado, occupando a volte carreggiate stradali dove rappresentano un pericolo per tutti i veicoli in transito. Inutili in tal senso le numerose sanzioni amministrative e le denunce che i Carabinieri forestali e i Guardiaparco hanno fatto e stanno facendo. Evidentemente la cultura dei pastori, che guardavano e governavano il bestiame e che viene tanto richiamata dai nostalgici del tempo che fu, è morta e sepolta, restando patrimonio solo dei proprietari di greggi di pecore e capre;
2- nella nuova cultura pastorale, almeno alle nostre latitudini, purtroppo non esiste, nonostante le richieste da noi presentate nei tanti tavoli di lavoro fatti con gli allevatori, nemmeno la buona pratica dei recinti o delle staccionate, utili quantomeno a delimitare i pascoli dalle strade carrabili, determinando così una situazione di caos, che nemmeno con le numerose sanzioni si riesce a risolvere;
3- le vacche, stranamente, si spostano più degli uccelli migratori. Proveremo a capire come ha fatto quella vacca ad arrivare sui pascoli di Gioia dei Marsi. Certo è che se alcuni spostamenti possono sfuggire al controllo delle forze di polizia (Carabinieri Forestali e Guardiaparco), è molto strano che sfuggano a quello degli allevatori, che invece le mandrie dicono di guardarle. E allora delle due l’una: o è confermato che le mandrie vengono guardate poco, oppure che c’è un accordo tra soggetti diversi per portare al pascolo bestiame non avente diritto, in barba ai contratti di concessione.
Come detto più volte ribadiamo che la zootecnia è un valore irrinunciabile per tutto il territorio, Parco compreso, e stiamo facendo di tutto per supportarla anche con interventi extra, come la manutenzione di abbeveratoi o quella straordinaria di strade forestali (da quella della Canala a Pescasseroli a quella di Monte Marrone a Rocchetta al Volturno, unica possibilità di accesso ai pascoli alti delle Mainarde).
Ma non si può prescindere dal rispetto delle regole, che sono in primis quelle veterinarie (se non si controllano questi animali non si sa se portano in giro patologie, con danno potenziale ad altri allevatori e agli animali selvatici); ci sono poi le regole dettate dai Comuni con i contratti di concessione, sottoscritti dagli allevatori; e infine quelle regionali e comunitarie sull’ambiente, e non solo, che sono strettamente collegate anche ai contributi, sempre benedetti se legittimi, che l’Unione Europea eroga attraverso le varie misure. E queste misure di conservazione, come sanno bene tutti gli addetti ai lavori, vanno a braccetto con i contributi in una logica di diritti e doveri. Ma evidentemente la cosa sfugge a qualcuno.
In tutto questo orsi e lupi sono spettatori paganti, nel senso che i danni al bestiame vengono sempre indennizzati dal Parco (anche nell’Area Contigua), mentre da parte di alcuni non si perde occasione per demonizzare il ruolo dei grandi predatori, con tutte le conseguenze del caso. Sappiamo bene che la gran parte degli allevatori le regole le conoscono e le rispettano. Bene sarebbe lavorare tutti insieme per isolare i pochi che invece le regole le disattendono, così da conservare al meglio il nostro ricco patrimonio.