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Mostro di Firenze, il criminologo alla Settimana Marsicana: “Piste ancora da percorrere, l’indagine deve continuare”

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
4 Agosto 2024
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Foto: Pro Loco Avezzano

Foto: Pro Loco Avezzano

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Avezzano. Il Mostro di Firenze, indagine senza fine. È stato il tema del convegno tenutosi il primo agosto nell’ambito della Settimana Marsicana, cui hanno partecipato il criminologo avezzanese Luca Marrone, docente universitario e criminal profiler; l’avvocato Daniele Ingarrica, penalista cassazionista, esperto di scienze investigative; la giurista Concetta Seila Mammoccio, consulente tecnica in materia di balistica forense.

L’evento, coordinato e presentato dalla giornalista Luisa Novorio, con i saluti istituzionali del presidente della proloco Federico Tudico e dell’assessore Pierluigi Di Stefano, ha preso le mosse dalla presentazione dell’instant book di Marrone, L’ombra del Mostro di Firenze. Frammenti di un’indagine senza fine. Nel testo, il criminologo ripercorre, con un taglio giornalistico, gli sviluppi della vicenda registratisi tra il 2022 e il 2024 e propone alcuni tratti del profilo criminologico dell’omicida, elaborato nel corso delle sue ricerche.

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L’autorizzazione del 2022

Negli ultimi due anni, ha spiegato Marrone, si sono prospettati sviluppi potenzialmente idonei a consentire auspicate, ulteriori indagini sul caso, ancora avvolto in un fitto mistero, nonostante lo stesso sia stato ufficialmente definito dal punto di vista giudiziario. Nel 2022, gli avvocati delle famiglie di alcune delle vittime hanno ottenuto l’autorizzazione a richiedere i documenti dell’inchiesta non approdati al dibattimento relativo al processo a Pietro Pacciani e ai cosiddetti compagni di merende. Finora, però, nonostante ripetute richieste in tal senso, agli stessi non è stato ancora consentito di consultare gli atti.

L’uomo del dossier

Uno degli scenari che si prospettano, ha proseguito il criminologo, è legato a un misterioso individuo, già oggetto di interesse da parte dei Carabinieri negli anni Ottanta, di cui in seguito, a livello investigativo, si sono però perse le tracce. E questo nonostante il soggetto in questione, negli anni Sessanta, fosse stato implicato in un furto presso un’armeria, nel corso del quale sembra abbia rubato anche una Beretta .22 (il tipo di arma in seguito utilizzata dal Mostro) e lo stesso fosse stato denunciato per delitti contro la libertà sessuale. Il medesimo soggetto, ha ricordato ancora Marrone, nel 2022 è stato definito dai giornali “contiguo con gli ambienti giudiziari fiorentini” all’epoca dei delitti.

L’impronta misteriosa

Una pista, quella considerata, che a detta del criminologo meriterebbe di essere ripercorsa. Come quella legata alla misteriosa impronta di calzatura rivenuta sulla scena del delitto del 22 ottobre 1981 (vittime: Susanna Cambi e Stefano Baldi). L’impronta sembrerebbe riconducibile a uno stivale militare in uso presso l’esercito francese, non in commercio in Italia e ciò potrebbe rivelarsi utile al fine di circoscrivere l’ambito dei sospetti da considerare.

Il bossolo nell’orto di Pacciani

Si è poi preso in esame il bossolo recuperato in sede di perquisizione nell’orto di Pietro Pacciani, originariamente ritenuto esploso dalla Beretta con cui sono stati commessi i delitti. La stessa sentenza di assoluzione del contadino di Mercatale, nel 1996, ha però posto in evidenza criticità relative alle circostanze del ritrovamento e, negli ultimi anni, il reperto è stato sottoposto ad analisi tecniche che hanno escluso che sia stato incamerato in una Beretta. Il caso presenta numerosi aspetti rilevanti dal punto di vista balistico, ripercorsi da Concetta Mammoccio, che si è anche soffermata sulle possibili tipologie di arma utilizzata nei delitti e, in generale, ha illustrato quali tracce lo sparo lasci sull’ogiva e sul bossolo di un proiettile e come se ne effettui l’analisi forense al fine di identificare l’arma da cui il proiettile stesso è stato esploso.

Il “profilo” del Mostro

Nel corso del convegno, Marrone ha poi proposto alcuni aspetti del profilo criminologico del serial killer toscano da lui elaborato, ponendo in evidenza quelli che, a suo parere, potrebbero essere i tratti personologici del soggetto, il suo retroterra personale e culturale e la sua prospettiva motivazionale. Da questo punto di vista, ipotizza – tra l’altro – il criminologo, il soggetto potrebbe ascriversi alla categoria del serial killer missionario, animato dalla volontà di punire giovani che si appartavano in auto in cerca di intimità. Ma le opinioni degli esperti, ha precisato, differiscono sul punto. Come, nel corso dei decenni, non si è giunti a una valutazione conclusiva sulla possibilità di ricondurre o meno al Mostro il delitto Locci-Lo Bianco del 1968.

La professione di criminologo

E, a proposito, del ruolo che il criminologo può rivestire nell’ambito del procedimento penale, l’avvocato cassazionista Daniele Ingarrica ha spiegato come tale tipologia di esperto sia suscettibile di fornire a chi indaga un contributo potenzialmente assai utile, orientando – in qualità di consulente tecnico di parte – l’attività di indagine su determinate tipologie di soggetto piuttosto che su altre.

La professione di criminologo, ha spiegato il legale, rientra in Italia tra quelle non regolamentate e, ai sensi della Legge 4/2013, la tutela e la rappresentanza di chi la esercita è rimessa a organismi privati. Tra questi, l’Associazione Nazionale Criminologi e Analisti Forensi di cui Ingarrica, come pure Marrone, è socio fondatore.

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