Avezzano. Scatta un’indagine interna della Asl sulla morte di Antonio Alonzi, di Trasacco, avvenuta dopo dieci giorni di ricovero in circostanze poco chiare. La vicenda riguarda il decesso del 63 anni, per tutti conosciuto come Tonino, morto subito dopo il trasferimento nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Avezzano.
Alla base del decesso ci sarebbe l’ingerimento di cibo contaminato, probabilmente dei funghi, oppure tartufi, o ancora della selvaggina. Uno di questi alimenti avrebbe infatti scatenato una epatite di tipo E. Successivamente ci sarebbero state delle complicazioni che hanno portato alla morte dell’63enne trasaccano.
I familiari non si danno pace perché l’uomo era entrato in ospedale per cibo contaminato e quindi per qualcosa di curabile. I medici hanno parlato di selvaggina ma noi non ne mangiamo. Era andato a cena con degli amici ma non sappiamo di preciso cosa avesse mangiato. Solitamente a casa non mangiava funghi. Per tale motivo dalle colonne del Centro hanno chiesto di conoscere la verità, ma soprattutto di sapere se questa morte poteva essere evitata.
All’ospedale di Avezzano, nei giorni scorsi, c’era una carenza di posti letto. Problemi che, secondo le convenzioni dei familiari, che potrebbero decidere nelle prossime ore di presentare una denuncia, avrebbero reso più complicata la situazione clinica dell’anziano.
Gli accertamenti medici e le cartelle cliniche, che sono al vaglio della Asl, parlano di una Epatite che potrebbe essere stata causata da cibo contaminato, veicolo principale dell’infezione che ha una incubazione tra i 15 e i 64 giorni. Infatti il virus viene trasmesso principalmente tramite via oro-fecale. Può essere contratto inoltre tramite contaminazione del cibo o acqua infetta. Ma viene anche associate al consumo di carne, soprattutto di maiale, poco cotta o non sufficientemente stagionata.
I familiari sono stati informati del fatto che era stato affetto da Epatite E dovuta a un batterio da cibo contaminato, ma non si era saputo nulla di più specifico. Poi sono sopraggiunte delle complicazioni con un blocco renale, a una crisi respiratoria e alla fine la morte. Avrebbero chiesto se l’ospedale avesse competenze per questi casi specifici e il trasferimento in una struttura adatta ma la risposta, a loro dire, era stata che non c’erano posti letto, neanche in rianimazione. Tanto che per ottenere il trasferimento nel reparto è stato necessario chiamare i carabinieri.