Avezzano. E’ stato condannato dal tribunale di Avezzano alla pena di sei anni e sei mesi con l’accusa di maltrattamenti, minacce, violenza sessuale e lesioni nei confronti della ex. La sentenza è stata emessa nei confronti di V.G., 32 anni, di Lecce nei Marsi, che doveva rispondere di numerosi reati commessi secondo l’accusa nei confronti della ex fidanzata con la quale aveva avuto una controversa relazione durata circa tre anni. Una escalation di violenza che, secondo i giudici del collegio di Avezzano, avevano reso la vita della ragazza un inferno. Vessazione che, sempre secondo la sentenza, erano iniziate già nel periodo in cui i due si frequentavano e che erano andate avanti anche dopo la separazione.
In particolare, l’uomo era accusato di aver maltrattato la convivente, minacciandola, picchiandola e obbligandola ad occuparsi esclusivamente delle faccende domestiche. Così lei, assistita dall’avvocato Stefania Di Simone, lo aveva denunciato e lo aveva lasciato.
Dopo la separazione, però,, la situazione era peggiorata. Lui non aveva accettato l’abbandono da parte della ragazza e aveva iniziato a perseguitarla rendendole la vita impossibile e costringendola a cambiare le sue abitudini di vita.
Aveva iniziato a telefonarle continuamente, con numerazione anonima, in qualsiasi ora del giorno e della notte e senza parlare. In sella a una bicicletta si recava giornalmente davanti alla casa della giovane intorno alla quale si metteva a girare. In più di un’occasioni l’aveva minacciata telefonicamente e aveva minacciato anche la madre, dicendole di stare molto attenta perché prima o poi gliela avrebbe fatta pagare.
A ottobre del 2014 aveva fatto irruzione in casa della sua ex e con la forza, prendendola per i capelli, l’aveva costretta a salire sulla propria auto e a recarsi con lui nell’appartamento dove avevano convissuto. Una volta nell’abitazione le aveva sottratto il cellulare, aveva iniziato a colpirla con schiaffi e pugni, costringendola ad avere un rapporto sessuale e abusando di lei. Un reato commesso con l’aggravante di aver approfittato di circostanze tali da impedirle di potersi difendere, ossia in orario notturno.
A dicembre dello stesso anno era arrivato a bruciare l’autovettura di proprietà della madre. Il reato riguardante l’incendio è stato comunque dichiarato prescritto. Il collegio giudicante era presieduto dal giudice Marianna Minotti con a latere i giudici Paolo Lepidi e Francesca D’Orazio.