Avezzano. Il coordinatore regionale di Allenza per L’Italia Gino Milano è intervenuto alla Festa nazionale del partito conclusasi a Labro (Rieti) nella giornata di ieri, sul tema della giustizia in Italia. In qualità di membro della Commissione nazionale Giustizia del partito, l’esponente politico abruzzese ha sviluppato il tema a 360 gradi toccando i problemi irrisolti che attanagliano questo delicato settore e le proposte di riforma dell’amministrazione giudiziaria, ormai oggetto costante di confronto, talora polemico, tra le forze politiche e tra queste e la rappresentanza associata dei magistrati. Milano ha parlato della necessità di una profonda revisione della normativa processuale ed ordinamentale, che regola l’attività giudiziaria, sottolineando come ciò non possa avvenire a costo zero, anzi mediante quella esiziale politica dei tagli lineari che ha già fiaccato la sanità e rischia di causare ulteriori disservizi ai cittadini anche in materia di giustizia e quindi di sicurezza e di legalità. Non vi è dubbio – ha affermato il coordinatore regionale Api – che ogni innovazione legislativa in ambito processuale civile e penale, non può prescindere dall’esame stringente dell’impatto della regolamentazione normativa sui tempi e sui modi di funzionamento della giurisdizione, valutandone accuratamente i costi e gli effetti sulla concreta organizzazione delle attività e dei servizi giudiziari nel solco delle nuove regole di verifica degli obiettivi e dei risultati delle performance affidate alla pubblica amministrazione. In sintesi, Milano ha evidenziato che la drammatica situazione di collasso in cui versa il sistema giudiziario, anche nella nostra regione, e la necessità di perseguire tempi certi e ragionevoli nell’erogazione del servizio e del “bene” giustizia impone da una parte di uscire fuori dalla stagione degli slogan e dall’altra di non demandare tutto a una futuribile riforma costituzionale, che per adesso ha soltanto alimentato ricorrenti scontri ideologici, cominciando, molto più concretamente, a riproporzionare l’impiego di risorse personali e di mezzi e conseguentemente ponendo mano alla riformulazione in senso perequativo nella gestione dei carichi di lavoro da parte dei magistrati e delle cancellerie. Basti pensare alla drammatica insufficienza, nel numero e nelle moderne specializzazioni, del personale amministrativo, rispetto al quale da anni non si provvede alla copertura dei posti rimasti vacanti, che interessano in particolare le figure professionali apicali. Ciò comporta altresì l’urgente revisione della geografia giudiziaria, e cioè una diversa organizzazione degli uffici sul territorio mediante la rivisitazione delle circoscrizioni giudiziarie e l’oggettiva ricerca della dimensione ottimale, senza indulgere in logiche pregiudiziali e corporative di mera rappresentanza, ma ispirandosi viceversa a criteri oggettivi. In tale ottica Milano ha anche trattato il problema degli Istituti penitenziari, il cui sovraffollamento – senza sperare in un’improbabile quanto inefficace amnistia, la quale sposterebbe soltanto il problema in avanti – va affrontato mediante una strategia globale, attuando interventi “strutturali” che riorganizzino l’intero sistema delle pene alternative e della detenzione nonché della pianificazione e riorganizzazione del sistema carcerario e degli attuali presidi penitenziari.