Avezzano. La Fim Cisl esprime la propria soddisfazione per la rinuncia alla Cassa integrazione da parte della Micron. Il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo, e il sindaco di Avezzano, Antonio Floris, dopo aver incontrato i vertici dell’azienda hanno deciso di istituire un tavolo tecnico per discutere periodicamente i problemi del sito industriale e programmare il rilancio. Per la Fim Cisl nonostante sia stata annunciata la rinuncia alla cassa la preoccupazione sul futuro occupazionale dei 1700 dipendenti dello stabilimento rimane immutata, anzi, per alcuni aspetti è addirittura aumentata. “La nostra preoccupazione si basa sui seguenti punti che per la Fim-Cisl sono poco chiari”, ha spiegato Antonello Tangredi, segretario provinciale della Fim-Cisl, “innanzitutto siamo preoccupati per la scarsa capacità di partnership che la dirigenza dello stabilimento avezzanese ha con l’unico cliente: Aptina. Entrambe le società hanno grosse lacune di pianificazione operativa, perché Aptina è distante dalle esigenze e necessità delle aziende utilizzatrici finali, mentre la dirigenza dello stabilimento avezzanese è passiva e subisce supinamente qualsiasi evento esterno. Sia Micron che Aptina, da questa vicenda, mostrano come caratteristica comune la scarsa capacità di marketing strategico. La sbandierata commessa che ha spinto la Micron a ritirare la cassa, si traduce in una quantità di wafer immessi in linea che è comunque basso ed insoddisfacente a garantire serenità alle persone che vi lavorano, anche perché è una commessa momentanea che, tra l’altro, non satura la capacità produttiva della linea. E’ chiaro, ed a scanso di equivoci lo vogliamo ribadire, che la rinuncia alla CIGO non può essere utilizzata dalla Micron come merce di scambio per la trattativa di secondo livello e per l’organizzazione del lavoro in clean room (deroga alle 12 ore). Desideriamo che in tempi brevi, la dirigenza dello stabilimento avezzanese, chiaramente ci faccia sentire le reali intenzioni che la casa madre ha verso lo stabilimento avezzanese, anche perché lo stabilimento gemello del Giappone è stato venduto ad una silicon foundry nel mese di giugno u.s. Gradiremmo che la dirigenza aziendale, per il rispetto che deve all’intero territorio, comunichi in maniera chiara e con voce ferma, la realtà sullo stato di salute (tecnologico, finanziario ed operativo) di FAB9 e soprattutto quale è il livello delle risorse finanziarie che si intende investire per ammodernare gli impianti con l’annessa tempistica”.