San Benedetto dei Marsi. Sedava un’intera famiglia con un medicinale nella minestrina per rubare in casa indisturbata. Con questa accusa una badante è stata condannata dal tribunale di Avezzano a un anno e sei mesi di reclusione.
La sentenza è stata emessa dal collegio del tribunale di Avezzano, composto dal presidente Camilla Cognetti e dai giudici al latere Marianna Minotti e Paolo Lepidi, nei confronti di Anima El Arifi, donna marocchina residente da diversi anni a San Benedetto dei Marsi, dove lavorava appunto come badante.
Doveva rispondere dell’accusa di lesioni e rapina poi derubricata in tentato furto aggravato
Secondo gli accertamenti, la marocchina avrebbe iniziato a sedare l’anziano per cui lavorava, un 95enne del posto, al fine di rubare in casa oggetti di valore, soldi, e altro materiale presente nell’abitazione. La refurtiva veniva nascosta in cantina mentre la famiglia era addormentata, per poi essere prelevata successivamente.
Con il peggiorare delle condizioni del 95enne, avevano cominciato a frequentare l’abitazione anche i familiari dell’anziano. La situazione, secondo la ricostruzione dei fatti, per la badante era diventata sempre più complessa, poiché era costretta a sedare tutta la famiglia. Lo faceva mettendo nella minestra potenti dosi di Seroquel, medicinale appartenente alla categoria degli antipsicotici che però, somministrato in alti dosaggi, provoca sonnolenza e sedazione, oltre a causare anche effetti collaterali ancora più seri mettendo a rischio la vita di chi lo assume.
In una occasione, anche la giovane nipote dell’anziano, dopo pranzo, uscendo con il fidanzato si era improvvisamente addormentata in macchina davanti a lui. La nuora del 95enne cadeva spesso addormentata sul divano e, in un frangente, si era addormentata anche di fronte a degli ospiti, arrivati in casa per un saluto.
Erano così iniziati i primi sospetti tanto che la famiglia aveva messo alle strette la badante, invitandola a mangiare con loro la minestrina. Al suo rifiuto, avevano chiesto subito l’intervento dei carabinieri e così il cibo era stato fatto analizzare dal reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Roma. Nella minestra era stata trovata una grande quantità di medicinale.
La donna era finita sotto processo e ora il tribunale di Avezzano l’ha condannata a un anno e sei mesi di reclusione oltre al risarcimento di 1.500 euro nei confronti della famiglia, assistita dall’avvocato Paolo Di Cesare. Il pubblico ministero, Elisabetta Labandi, aveva chiesto cinque anni di reclusione.