Avezzano. Messaggi pornografici inviati alla cognata costretta a subire continue persecuzioni fino ad arrivare al tentativo di investire il figlio. L’accusato è stato condannato a 8 mesi di reclusione dal tribunale di Avezzano per il primo reato, mentre è stato assolto per il presunto investimento. Cesare Lattanzi, ex assistente capo di polizia penitenziaria, è comparso ieri mattina davanti al giudice del tribunale di Avezzano con l’accusa di atti persecutori e tentate lesioni.
Il pubblico ministero avevano chiesto due anni e sei mesi di reclusione. Per lui l’accusa è di stalking e di tentate lesioni per l’investimento non riuscito, reato per il quale è stato assolto con formula dubitativa. L’uomo era accusato di aver perseguitato la cognata 59enne di Avezzano, con messaggi, sms anche a sfondo sessuale e telefonate notturne. Sempre secondo l’accusa a suo carico, aveva addirittura pedinato la donna più volte. Questa situazione ha rischiato di sfociare anche in un vero e proprio investimento che avrebbe messo in pericolo l’incolumità del nipote, all’epoca 33enne.
I fatti risalgono a giugno 2012. Alcune telefonate venivano fatte da una cabina telefonica. Il cognato, inoltre, inviava alla sorella della moglie anche lettere, sempre anonime, piene di insulti e volgarità. La donna le riceveva soprattutto sul posto di lavoro. La figlia della presunta vittima, inoltre, in due diverse occasioni, aveva notato lo zio entrare in una cabina telefonica. Proprio in quel momento la mamma aveva ricevuto una chiamata “muta”. Da un controllo era risultato che la telefonata proveniva proprio da quel numero telefonico, che corrispondeva alla cabina in questione, che si trova vicino alla stazione ferroviaria.
La donna si era così rivolta alle forze dell’ordine presentando una denuncia che aveva fatto partire le indagini fino alla richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo all’ex agente, difeso dall’avvocato Roberto Verdecchia, era stato vietato di avvicinarsi alle zone frequentate dalla cognata. Successivamente aveva ottenuto la revoca della misura cautelare che prevedeva il divieto di avvicinarsi a lei a meno di 500 metri. Il giudice monocratico, Marianna Minotti, dopo una lunga camera di consiglio, ha emesso la sentenza di condanna a otto mesi di reclusione.