Cantina Pasetti
66023, Francavilla al Mare (Chieti)
C.da da Pretaro, via San Paolo, 21
Tel. 08561875
www.pasettivini.it
Un’eredità che si tramanda da generazione in generazione – siamo giunti alla quarta – quella dall’azienda agricola Pasetti da Francavilla a Mare. Capacità di rinnovamento e di riscoperta di sé stessi ben si sposano con la volontà ferrea di portare avanti una tradizione che lega, in maniera indissolubile, questa famiglia al territorio abruzzese. “Il lascito principale delle generazioni passate è sicuramente il senso di sacrificio e umiltà, dato da quel pizzico di “fame” servito a trasmetterci questi valori”, dichiara Massimo Pasetti, uno dei tre figli di Mimmo e Laura. Sacrificio, dedizione e umiltà. L’azienda attualmente possiede 70 ettari di terra, di cui 60 destinati alla vinificazione. Da questi ne derivano circa 550.000 bottiglie prodotte annualmente. Il paesaggio variegato tra mare, colline e montagna – con investimenti sia sulla costa che nell’interno – porta differenti sfumature nei vini. “Il monitoraggio sulle nostre vigne avviene a vista, con visite periodiche di esperti del campo con esperienza ventennale, al fine di controllare l’incidenza del microclima presente sulle nostre vigne”, prosegue Massimo Pasetti. In questi anni, inoltre, l’attenzione per il vino in Abruzzo è cresciuta in maniera sistematica. “L’interesse per questo mondo è sicuramente progredito negli anni 2000/2002 quando, in un periodo di crisi, il consumatore ha scelto più accuratamente come spendere i propri soldi, bevendo meno e meglio: è così che l’azienda ha visto destinarsi più della metà della produzione al consumo locale abruzzese”. Per questo i vini Pasetti sono tra i più noti nel territorio marsicano, dove da sempre hanno belle quote di mercato. Ne troverete degna rappresentanza lungo le vie di Tagliacozzo.
Cantina Bove
67051, Avezzano (L’Aquila)
Via Roma, 246
Tel. 086333133
[email protected]
Quando la cantina Bove nacque nel 1930, Avezzano si leccava le ferite derivanti dalla prima guerra mondiale e, soprattutto, dal devastante terremoto del 1915 che cambiò per sempre il suo volto. L’azienda rappresentò una vera e propria speranza di rilancio per un territorio flagellato da eventi così drammatici. “La nostra realtà è cresciuta col passare del tempo, specialmente negli ’60 quando è diventata una vera e propria cantina”, dichiara Dario Bove titolare dell’attività. “Nel 1966 – prosegue – abbiamo esportato per la prima volta in Canada, anche grazie al rinnovamento di una cantina importante e strettamente funzionale coi tempi, ed oggi circa l’80% della nostra produzione va all’estero”. La prospettiva di crescita è sempre stata tra le ambizioni principali di questa realtà marsicana, ed ecco perché il desiderio di aumentare la propria produzione non ha mai potuto prescindere dall’utilizzo di nuove tecnologie. “Modernizzare il nostro lavoro è un processo essenziale, che va avanti da sempre. A ottobre faremo altri investimenti importanti che ci consentiranno di migliorare ulteriormente la nostra offerta”. Con circa un milione di bottiglie che finiscono sulle tavole di tutta Italia e nel mondo, la cantina Bove fa del rapporto qualità – prezzo il suo obiettivo principale, nonché il maggior pregio. Riconoscimento attestato anche dal Gambero Rosso che ha inserito il Poggio d’Albe nella finale dei tre bicchieri. “Questa per noi è la vera sfida: produrre vini dai sapori riconoscibili che, però, siano adatti a tutte le tasche. E’ la nostra politica e continuiamo a perseguirla”.
Tenuta Tre Gemme
65011, Catignano (Pescara)
Tel. 085 921 8100
www.tenutatregemme.com
Con una solida storia alle spalle – Rocco Perrucci è stato uno dei pionieri della qualità in Abruzzo – e un presente ben definito, Tenuta Tre Gemme volge il suo sguardo al futuro, ambizioso e carico di progetti e aspettative. L’azienda proveniente da Catignano, infatti, a partire dal prossimo anno potrà ufficialmente vantare la certificazione di vino biologico da immettere sul mercato. Volontà avviata due anni fa e che rappresenta un ulteriore tassello nella crescita commerciale dell’impresa di Carla Perrucci e sua sorella Anna. E’ proprio Carla a svelarci i piani futuri dell’impresa, e lo fa partendo da quella ricerca, da parte dei consumatori, di gusti e sapori sempre più genuini e naturali: “è una tendenza generale quella di prestare maggiore attenzione a tutte le tecniche utilizzate per produrre non solo vino, ma anche cibo”; la gente vuole sapere ciò che va ad alimentarci, a costituire il nostro corpo. C’è interesse anche alle regole etiche delle aziende. Il vino biologico è una risposta a questa esigenza. Come cantina abbiamo sempre riservato un occhio di riguardo alla sostenibilità e scelto, quindi, di passare al biologico anche per un maggiore rispetto del nostro territorio”. Il discorso, poi, inevitabilmente scivola su quello che per molti è un conflitto destinato a durare a lungo nel tempo, quello tra innovazione tecnologica e tradizione storica. “Penso che quando si parla di retaggi e cultura vinicola bisogna prestare molta attenzione a riscoprire ciò che in precedenza veniva fatto. La tecnologia è una buona cosa ed è un elemento estremamente importante che ci consente di produrre vini più sicuri ed evoluti rispetto al passato. Prima, in alcune circostanze, l’eccezionalità era casuale, pur se frutto di un lavoro. La tecnologia, se ben usata, è sempre di grande utilità”. In chiusura di chiacchierata, la signora Perrucci ci informa che, a partire da settembre, presso il territorio che ospita la Tenuta Tre Gemme, prenderanno il via una serie di attività volte a riscoprire la memoria storica della famiglia ma anche la bellissima zona che si estende tutta intorno ai vigneti: “ci saranno belle sorprese che metteremo a disposizione dei nostri ospiti”, conclude. Non ci resta che attendere.
Cantina Palusci
65019, Pianella (Pescara)
Via Fonte del Gallo, 2
Tel. 085971509
www.olivetopependone.com
La specialità di casa Palusci è l’olio, tra i più apprezzati e gustati in Italia. Dal 2009, però, l’attenzione è rivolta anche alla produzione di vino, tutto rigorosamente a basso tasso di solfiti e elementi chimici. Massimiliano D’Addario, figlio di Marina e amministratore dell’omonima azienda, ci svela che, pur essendo l’olio il loro primo amore, la volontà di addentrarsi nel mondo del vino è frutto anche dei racconti del nonno. Quest’ultimo, infatti, realizzava vino agricolo, lavorato artigianalmente secondo la più antica tradizione agricola. Il fascino di quei tempi ha spinto Massimiliano a passare dal vino sfuso, venduto in precedenza, a quello in bottiglia. La prima annata risale esattamente a dieci anni fa. “Ci siamo specializzati nell’ottica di un vino sempre più naturale possibile. Ci tengo a mantenere i caratteri dell’azienda familiare perché, così facendo, riusciamo a tenere sotto controllo tutto”, dichiara D’Addario. Circa il vino abruzzese, invece, il discorso è più ampio: “storicamente ha un grandissimo rapporto qualità-prezzo ed è per questo che si è fatto conoscere nel mondo. Auspico, però, una mobilitazione di massa dei miei colleghi. La nostra regione è sempre il polmone verde d’Europa, pertanto un utente straniero si aspetta che tutto il vino sia biologico, se non biodinamico, e ciò garantirebbe un’ottima vetrina per all’Abruzzo. Si deve crescere da questo punto di vista e noi produttori dobbiamo unirci e dare una bellissima immagine del vino rispecchiante il territorio. Non dobbiamo ambire a essere il vino più venduto ma a far assaggiare i sapori della nostra regione a più utenti possibile. Puntare molto sul marketing territoriale”. In chiusura dell’intervista ci dà anche nuove informazioni circa le ultime attività dell’azienda. “Le nostre più recenti sperimentazioni sono volte a collaborazioni con altri viticoltori naturali da fuori regione. Stiamo facendo dei vini che sono sia incrocio di uve tra vini finiti. Questo per cercare sempre di crescere e sperimentare nuove dimensioni. Altri prodotti su cui stiamo lavorando sono un trebbiano ancestrale a fermentazione spontanea sia sul vino che nella rifermentazione in bottiglia. Un prodotto molto particolare con il fondo in bottiglia, con il sedimento proprio dei lieviti”.