Questo libro, scoperto e letto quasi per caso, è entrato di prepotenza nella mia biblioteca personale.
E solo chi mi conosce bene sa che non si tratta affatto di un compito facile. Dopo aver letto i romanzi/libri è mia usanza regalarli alle biblioteche pubbliche; la mia biblioteca deve contenere solo i pezzi pregiati, quelli che, di tanto in tanto, andrò a rileggere. Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, è uno di quelli. Si fa fatica persino a collocare questo libro: romanzo? Libro storico? Biografia? Niente di tutto questo, semplicemente un progetto innovativo, che già per questo andrebbe premiato. La scrittrice immagina di scrivere le memorie dell’imperatore Adriano e lo fa nel migliore dei modi, regalandoci pensieri e riflessioni senza eguali, che toccano le corde più profonde di ciascuno di noi. La scrittrice francese suddivide il libro in sei capitoli, dove immagina che Adriano si lasci andare ai suoi ricordi tra lezioni di vita e d’esperienza, la formazione di sé stessi, l’amore e i sentimenti, l’accrescimento del singolo e della collettività; tutto questo attraverso le “memorie” di uno dei più grandi imperatori romani. Ecco quindi che si passa dalla paura della morte, in cui riaffiorano i primi ricordi di un giovane Adriano, alla descrizione delle battute di caccia a cui amava partecipare. E poi i suoi interessi sulle arti in genere, la cultura e la filosofia greca. Man mano che Adriano diventa adulto i pensieri si concentrano all’Impero, con le guerre di ampliamento e le diverse campagne fuori l’Italia. Quindi la sua nomina ad Imperatore dopo che Traiano lo nominerà suo successore. Poi le riforme economiche e militari dell’Impero, con i frequenti viaggi all’estero per visitare tutte le province, compresa la Britannia dove descrive la costruzione dell’omonimo Vallo. In seguito si passa all’amore, quando si innamora di Antinoo, un grazioso ragazzino di Bitinia incontrato a Nicomedia, che rimarrà il suo unico vero amore. Infine ci descrive la vecchiaia, quando ritiratosi nella sua Villa Adriana a Tivoli, inizia a riflettere sulle scelte fatte da Imperatore e da uomo, e a pensare al suo successore. Un’opera sublime e attualissima ancora oggi poiché la cultura romana, da cui discende il mondo occidentale, è per molti aspetti contemporanea. Ci aiuta a capire la società, noi stessi, ma anche la storia di un continente europeo che noi pensiamo di aver unito da pochi anni, ma che invece i romani avevano già unito sotto lo stesso vessillo. Perché Adriano? Perché è stato l’imperatore di quel periodo in cui “gli Dèi non c’erano già più, ma Cristo non era ancora apparso”. Un capolavoro, quello della Yourcenar, concepito tra il 1924 e il 1929, ma pubblicato solo nel 1951. “Se i barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo saranno costretti ad adottare molti dei nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci. Cabria si preoccupa di vedere un giorno il pastoforo di Mitra o il vescovo di Cristo prendere dimora a Roma e rimpiazzarvi il Pontefice Massimo. Se per disgrazia questo giorno venisse, il mio successore lungo i crinali vaticani avrà cessato d’essere il capo d’una cerchia d’affiliati o d’una banda di settari per divenire a sua volta una delle espressioni universali dell’autorità. Erediterà i nostri palazzi, i nostri archivi; differirà da noi meno di quel che si potrebbe credere. Accetto con calma le vicissitudini di Roma eterna” @francescoproia