Ovindoli. “Sarebbe un vero e proprio scempio, con le ruspe che spianerebbero habitat e specie rarissimi, uccidendo esemplari di fauna protetta a livello comunitario e rovinando un paesaggio d’alta quota non ancora toccato dall’uomo”. Così le associazioni Salviamo l’Orso, LIPU, Appennino Ecosistema, Stazione Ornitologica Abruzzese, ALTURA e Gruppo naturalisti di Rosciolo sul mega-progetto da 13 milioni di euro per la realizzazione, con i fondi del Masterplan, di nuove piste da sci e impianti di risalita in località Campi della Magnola e Valle delle Lenzuola del Comune di Ovindoli, nel cuore del parco regionale del Sirente-Velino.
“L’area è addirittura Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione speciale”, scrivono le associazioni, “tale è il valore della flora, della vegetazione e della fauna che vi sono insediate. Parliamo di decine di specie di piante d’alta quota, sempre più localizzate e minacciate dai cambiamenti climatici, visto che il riscaldamento globale restringe sempre di più i siti abruzzesi idonei per queste specie adattate a climi rigidi. Qui vivono l’orso, il lupo, l’aquila reale, il grifone, la vipera dell’Orsini. Poiché i lavori prevedono lo sbancamento totale delle aree destinate alle piste per ben 17 ettari, è facile prevedere l’uccisione diretta di esemplari di specie protette oltre che la distruzione completa e per sempre di tipologie vegetazionali protette a livello comunitario e censite per l’area. Una di queste è addirittura habitat prioritario per l’Unione Europea tale è la sua rarità e vulnerabilità”
“È incredibile che una tale mole di risorse pubbliche”, precisano, “sia spesa per alterare definitivamente un ambiente e un paesaggio intatto, in un’area protetta. È un vero contro-senso. Non si hanno risorse per bonificare discariche e fiumi, far funzionare le reti idriche decentemente, ma si finanzia il lavoro delle ruspe per depauperare la biodiversità abruzzese. Il tutto per l’industria della neve in piena epoca di cambiamenti climatici quando, a partire dalle Alpi, stanno da tempo diversificando l’offerta turistica puntando su forme più soft di uso del territorio”.
“Abbiamo depositato dettagliate osservazioni al progetto che fanno emergere in maniera incontrovertibile l’impatto inaudito di tali lavori su questi rari ambienti”, continuano le associazioni, “decine e decine di pagine che sono forse anche pleonastiche vista la tipologia dell’intervento previsto e l’inequivocabile impatto deleterio su questi ambienti così delicati. Facciamo quindi appello al Comitato VIA affinché bocci questo progetto senza appello. In caso contrario, nostro malgrado, dovremo chiedere l’intervento del Ministero dell’Ambiente e della Commissione Europea visto che quanto si vuole realizzare contrasta palesemente con gli obiettivi di conservazione imposti dalle normative comunitarie e addirittura delle stesse misure di conservazione per SIC e ZPS che l’Abruzzo si è dato nel 2016. In casi simili diversi Stati hanno già subito condanne da parte della Corte di Giustizia. È veramente sconfortante”, concludono, “dover intervenire ancora nel 2019 per pretendere la tutela della biodiversità che tutti dicono a parole di sostenere. Invece n un parco regionale si vogliono mandare le ruspe per sbancare tutto”.