Avezzano. Si conclude con una sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste” pronunciata dal giudice del Tribunale di Avezzano, Paolo Lepidi, il processo a carico di un medico accusato di negligenza nei confronti di un suo paziente.
La vicenda è iniziata ad agosto del 2015, quando un uomo della Marsica occidentale, a causa di un forte dolore al testicolo destro, è andato dal proprio medico per farsi visitare.
Il dottore dopo aver esaminato la situazione e ascoltato i sintomi, secondo la versione del paziente, ha prescritto una terapia a base di famaci, senza tuttavia consigliare all’uomo di andare al Pronto soccorso
Una volta tornato a casa l’uomo ha continuato ad avere forti dolori ed è andato al Pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano, dove gli è stata diagnosticata la “torsione di un funicolo spermatico”: il peggioramento della situazione clinica, ha reso necessario ricorrere ad un intervento chirurgico, causando all’uomo un malessere caratterizzato dall’incapacità temporanea di svolgere le sue occupazioni giornaliere, oltre ad un indebolimento permanente della funzionalità dell’organo.
Dopo la denuncia del paziente è iniziato il il processo, preceduto da una Consulenza tecnica affidata dal pm Cocco al professor Cristian D’Ovidio.
Nel corso delle udienze sono stati ascoltati diversi testimoni ed è stato nominato un collegio peritale incaricato di valutare la condotta professionale del medico.
Nella perizia del Collegio incaricato dal Tribunale di Avezzano, composto dal dottor Innocenzo Bertoldi e dal dottor Antonio Grande, si legge: “Si esclude che la lesione sia derivata dalla condotta dell’imputato in quanto dall’esame istologico dei vetrini forniti dall’Ospedale è risultato che il testicolo al momento dell’asportazione e quindi alla fine dell’operazione si era verificata una necrosi non oltre il 10% del tessuto dei tubuli con la conseguenza che pertanto il resto del 90% era vitale. Si presume quindi che all’arrivo al Pronto Soccorso [della persona offesa] alle ore 14:16 non vi era ancora alcuna necrosi bensì delle iniziali torsioni alternate a riposizionamenti. Si presume quindi che anche all’arrivo era ancora in questo stato di inizio di torsione la quale poteva essere del tutto reversibile. Dal suo arrivo all’esecuzione dell’intervento di orchiectomia sono passate più di 3 ore e quindi alle ore 17:30 orario in cui sono state preparate le parti per i vetrini istologici è risultato dall’esame istologico compiuto dal Collegio peritale che c’era una necrosi di non più del 10% dei tubuli. Pertanto è certo che l’organo era di per sé vitale per il 90% e probabilmente poteva riacquistare la sua completa funzionalitàperò i chirurghi hanno deciso, dopo aver sottoposto l’organo alle manovre di detorsione e applicazione di pezze calde, di rimuovere l’organo secondo i protocolli di chirurgia. […] Il fatto che al momento dell’arrivo in Ospedale del Paziente la lesione coinvolgeva una parte sicuramente non superiore al 5% o addirittura non si era ancora sviluppata e trova risconto anche nel fatto che [il paziente] non presentava una sintomatologia eclatante e riusciva a svolgere normalmente tutte le attività, come raggiungere in autonomia lo studio medico, tornare a casa e raggiungere l’Ospedale con mezzi propri e rimanere in attesa per altre due ore” – sic!”.
A conclusione dell’istruttoria dibattimentale il giudice del Tribunale di Avezzano, Paolo Lepidi, ha assolto il medico “perché il fatto non sussiste”
i difensori del medico sono l’avvocato Roberto Verdecchia, del foro di Avezzano, e l’avvocato Ivan Rea del foro di Roma.