Avezzano. “I medici sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Campobasso perché il fatto non costituisce reato e, tra l’altro, in base a norma che ritiene non sufficientemente provata l’ipotesi accusatoria. Quindi il fatto sussiste, ed è stato commesso dai chirurghi, tanto che l’anestetista, dottoressa Gianna Agnese Mosca, è stata assolta con formula piena per non aver commesso il fatto”. E’ questa la presa di posizione dei familiari di Eolo Serafini, 74 anni, di Avezzano, morto il 9 marzo del 2009 dopo alcuni giorni da un intervento di colicistectomia laparoscopica. Dopo la sentenza di assoluzione dei medici dell’ospedale di Avezzano, Loreto Scipioni, ex primario e altri due dirigenti medici, Luigi Tibaldi oltre alla Mosca, i familiari attendono il deposito delle motivazioni, ma sottolineano che “in secondo grado è stata espletata una perizia secondo cui la lesione provocata nell’addome del compianto Eolo Serafini è certamente imputabile a manovre chirurgiche e da tale lesione si è determinato lo stato infettivo dal quale è conseguita la morte, mentre lo stesso perito nella relazione e, poi, nell’esame davanti alla Corte ha affermato come “la lesione iatrogena intestinale rappresenti il primum movens del cascame di processi patologici (sepsi ed insufficienza). A fronte di tali emergenze istruttorie”, sostengono i familiari, “il Procuratore Generale ha concluso chiedendo 2 anni di reclusione per Scipioni e Tibaldi. Questa realtà è documentabile è contenuta in ogni pagina del processo”, continuano i familiari, “ognuno ne tragga le conseguenze che crede. La sentenza di secondo grado riforma quella di primo grado assolvendo con formula dubitativa, ma non perché il fatto non sussiste, bensì perché non costituisce reato”.