Massa d’Albe. Ogni anno sono tantissime le testate, italiane e non, che si dilettano nel pesce d’aprile. Anche MarsicaLive, come sempre, ha pubblicato una notizia verosimile, riuscendo a strappare più di un sorriso con l’apertura di un nuovo McDonald’s in prossimità degli scavi di Alba Fucens. Eppure anche se palesemente falsa, la notizia non ha solo scatenato l’ilarità del web (in tanti hanno ricollegato il celebre McFish al pesce d’aprile o il McDrive con le bighe nell’anfiteatro) ma purtroppo anche qualche polemica con chi, anziché stare al gioco, ha bollato un innocuo pesce d’aprile con “falsa informazione”. Se però qualcuno anziché prenderla sul personale avesse speso il proprio tempo a cercare in rete, si sarebbe accorto che non solo accordi di questo genere non sono una novità, ma hanno persino ricevuto il plauso di amministrazioni e funzionari pubblici. A Marino, provincia di Roma, è stato costruito un McDonald’s su un diverticolo dell’Appia Antica, sopra il quale attraverso una struttura in vetri “a ponte”, è possibile camminare sospesi ed osservare la pavimentazione dell’antica strada sottostante. Il tutto gratuitamente, attraverso un percorso arricchito di pannelli didattici in italiano e in inglese e da un itinerario pensato appositamente per i più piccoli. L’area archeologica, inaugurata il 21 febbraio, è stata recuperata e restaurata in appena due anni di lavori, sovvenzionati con circa 300mila euro da McDonald’s Italia, sotto l’occhio attento della direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza dell’area metropolitana di Roma. Colizza, il sindaco di Marino, ha dichiarato “Si è trattato di un esempio positivo di commistione tra pubblico e privato in cui si è riusciti a coniugare perfettamente l’attività imprenditoriale con il rispetto e la valorizzazione della storia e dell’archeologia. Mi auguro che questa attività possa essere un esempio”. Come è già successo tra i commenti al pesce d’aprile, l’opinione pubblica di certo si dividerebbe tra favorevoli e contrari; di fatto, però, i responsabili dell’area archeologica anziché prendere le distanze da un innocuo pesce d’aprile, dovrebbero quantomeno studiare chi, in maniera lungimirante, ha già adottato soluzioni simili, cercando di capire se quel modello possa essere adottato anche per lo sviluppo turistico di un territorio che continua ad essere usato come fucina di reperti per riempire musei situati dappertutto, fuorché sul territorio marsicano. @francescoproia