Avezzano. “Mi chiedo se della ricerca importa davvero a qualcuno in Regione”. Questo l’interrogativo che si è posta Felicia Mazzocchi, consigliere provinciale, alla luce dell’attuale situazione del centro di ricerca Crab. “Sono di nuovo a scrivere di pseudo strategie messe in atto da mastri strateghi che non mi sembra vogliano davvero elevare il Crab a custode primario della ricerca in ambito regionale”, ha continuato la Mazzocchi, “i primi di giugno lamentavo la convocazione di un’assemblea straordinaria azzoppata (..va di moda !) per assenza di argomenti da mettere sul tavolo e convincersi, assessore Pepe, soci, liquidatori & c., che si era sulla buona strada per togliere il Crab dallo stato di liquidazione. Ora ci vorrebbero riprovare con la stessa assemblea sospesa il 22 maggio. La cosiddetta patrimonializzazione dell’Ente con l’iscrizione nell’attivo patrimoniale del bene immobile regionale, inalienabile, sede del Crab, cosa cambia ad una situazione debitoria al collasso?”.
“Dove è il piano industriale incoraggiante che fa ben sperare per un roseo futuro?”, ha continuato la Mazzocchi, “possibile che sulla delibera di giunta regionale n 297 del 6 giugno si legge che detto piano sarà esibito ai soci il giorno stesso dell’assemblea? Segreto di Pulcinella? Il progetto di legge c’è e la legge del 2004 prevedeva una Istituzione regionale a capo della ricerca; a cosa serve la partecipazione del comune di Avezzano se la ricerca non è attività istituzionale così come non lo è per la Provincia che ne ha decretato l’uscita? La regione non riesce a lavare i panni in casa sua? Auspico l’intervento immediato dei rappresentanti politici regionali di buon senso che pretendano trasparenza ed un percorso definitivo verso l’istituzione di un ente regionale deputato alla ricerca, della quale non credo che si possa fare a meno. Dunque, nella imminente riunione si parli piuttosto dei bilanci non approvati e dell’attività inconcludente condotta dai liquidatori finora e finalmente si delinei un progetto che abbia davvero come fine la tutela dei ricercatori e della ricerca abruzzese e non la creazione di qualche poltroncina di cui nessuno sente il bisogno e che non sapremmo nemmeno come pagare. Ma ripeterlo da troppo tempo ad una regione gravemente sorda è deprimente”.