Avezzano. Maxi truffa del superbonus con il trucco dei finti crediti d’imposta ad Avezzano. Su delega della procura di Napoli nord, la Guardia di Finanza di Avezzano ha eseguito delle perquisizioni nei confronti di un’azienda marsicana coinvolta nella vicenda. A finire nei guai un imprenditore avezzanese di 69 anni, originario di Cerano, che risulta indagato nell’inchiesta riguardante l’agevolazione fiscale del superbonus.
Grazie a controlli a tappeto in tutta Italia negli ultimi mesi, le forze dell’ordine hanno potuto ricostruire come alcune aziende edili, con i cantieri aperti grazie agli incentivi statali, abbiano indebitamente beneficiato di crediti d’imposta, ottenuti tramite il meccanismo dello sconto in fattura. In sostanza, gli ideatori del raggiro avrebbero truffato lo Stato riuscendo a ottenere la cessione di crediti tramite degli istituti di credito intermediari con false fatture di lavori mai eseguiti da ditte a loro volta truffate, che avevano incautamente messo a disposizione propri documenti utilizzati come prova dell’esistenza di lavori in corso e conclusi.
Nello specifico, alla data indicata come fine dei lavori, alcuni interventi risultavano non effettuati o erano privi dei requisiti richiesti per poter usufruire del beneficio in questione. Lo scopo finale sarebbe stato quello di monetizzare parte dei crediti ricevuti presso sportelli di intermediari finanziari dislocati sul territorio nazionale. Durante le indagini della Guardia di Finanza è emerso che i crediti inesistenti risultavano ceduti a imprese con sedi in diverse regioni del Centro-Sud.
Le verifiche, inoltre, hanno consentito di appurare che le imprese risultavano avere accettato cessioni di crediti inesistenti. Nel corso della perquisizione, che ha interessato diversi Comuni del centro Italia, sono stati acquisiti i documenti e i materiali informatici utili alle indagini e alla ricostruzione della vicenda. Negli uffici dell’imprenditore marsicano, difeso dall’avvocato Emilio Amiconi, sono stati eseguiti accertamenti e perquisizioni disposti dal procuratore della Repubblica di Napoli, che è titolare dell’inchiesta.