Avezzano. Cambiano le regole per la pubblicità sui maxi-cartelloni privati: il Comune apre ai “consigli per gli acquisti” conto terzi. La novità, inserita nel regolamento modificato dall’amministrazione, consentirà quindi ai titolari degli impianti pubblicitari, installati su terreni propri, di “incrementare il volume d’affari reclamizzando anche servizi e prodotti altrui. La scelta ha molteplici finalità”, spiegano il sindaco Antonio Floris e l’assessore al bilancio Lorenzo De Cesare, “poiché crea nuove occasioni di guadagno per gli imprenditori, mette in circolo altri spazi pubblicitari per chi vuole reclamizzare i propri prodotti o servizi, genera ricadute positive per le casse comunali”. Insomma rappresenta la classica scelta destinata a conciliare esigenze diverse e produrre risultati utili in una fase non facile per l’economia. “Ed è proprio in questi casi che”, aggiungono Floris e De Cesare, “aguzzando l’ingegno, nel caso specifico modificando il regolamento degli impianti pubblicitari, possono nascere nuove opportunità”. In città, infatti, sono decine i maxi-cartelloni fissi e mobili piazzati nelle aree strategiche, messi sul mercato dalle nuove norme regolamentari stabilite dal Comune. Modifiche inviate dal Comune ai titolati dei maxi impianti: “nello spirito di collaborazione e buona fede che deve essere alla base del rapporto tra cittadino-contribuente e pubblica amministrazione”, scrive De Cesare, “ritengo utile portare a conoscenza che sugli impianti pubblicitari installati su proprietà privata è possibile, nel rispetto dei regolamenti, effettuare pubblicità conto terzi, ossia non solo per reclamizzare prodotti e servizi propri, ma anche quelli altrui”. Per ospitare la pubblicità conto terzi, ovviamente, i titolari degli impianti pubblicitari dovranno essere in regola con il versamento dell’imposta di pubblicità. A tal fine l’amministrazione comunale avvierà specifici controlli per accertare eventuali omissioni del versamento dell’imposta. Quella tassa, che il committente della pubblicità paga, è destinata alle casse comunali: se resta nelle tasche dell’imprenditore genera un “indebito arricchimento a danno dell’intera collettività”.