Avezzano. Una grande quercia, forte, come lo è stata lei lungo tutta la sua malattia. I cervi, i suoi animali del cuore, quelli che rimproverava dal balcone della sua casa a Ortona dei Marsi, quando le mangiavano l’alloro e le altre piante.
È “Mattino”. È il quadro bello da togliere il fiato, donato al reparto di Oncologia dell’ospedale di Avezzano, realizzato da Graziano Ottaviani, pittore naturalista amico da tanti anni, insieme a sua moglie Isabella Budano, di Amalia Taglieri.
Dipendente del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Taglieri aveva 55 anni ed è morta a maggio all’hospice di Pescina, coccolata e amata fino al suo ultimo respiro, dalle tante persone che le volevano bene.
“Ho realizzato il quadro, con la complicità di Isabella”, racconta l’artista, “tenendo in considerazione diversi elementi: i più peculiari ricordano la figura di Amalia, come il suo amore per i cervi, il fatto di essere sempre stata forte come una quercia, radiosa come una mattina di maggio sull’Appennino e pronta a elargire note colorate a tutti, in qualsiasi momento e situazione. Ho pensato poi al posto dove sarebbe stato destinato, un posto dove tutti questi elementi favoriscono, almeno spero, un approccio migliore per combattere la malattia, quell’approccio che Amalia ha sempre tenuto”.
Ad accogliere Giovanna, la madre di Amalia, che ha consegnato l’opera insieme ad altri doni che la figlia aveva previsto di regalare a quel posto dove aveva trascorso 15 lunghi anni della sua malattia, la dirigente del reparto, la dottoressa Giovanna Amiconi, la direttrice sanitaria, dottoressa Lora Cipollone e la caposala Filomena.
Alla mattinata di ricordo e di scambio reciproco hanno preso parte le colleghe e amiche del Pnalm e la presidente dell’associazione di promozione sociale I Girasoli, Benedetta Cerasani, da sempre impegnata nel supporto alle donne malate di tumore.
Grazie all’impegno di Taglieri, sono state donate al reparto di Oncologia dell’ospedale di Avezzano anche due cuffie refrigeranti, dispositivi che servono a rallentare la caduta dei capelli nelle donne in chemioterapia, funzionali a migliorare la qualità della vita delle pazienti oncologiche.
“Per la donazione all’ospedale sono stati raccolti 1.650 euro che si sono sommati ai mille euro che aveva lasciato Amalia per realizzare questa cosa”, raccontano le promotrici della raccolta fondi che si sono occupate anche della vendita di un libro di ricette di cucina che aveva scritto Amalia Taglieri poco prima di morire, “abbiamo inoltre distribuito 789 libretti, per un incasso complessivo di 8.277 euro e un ricavo netto di 5.609 euro, nei prossimi giorni verranno consegnate anche le ultime cose all’Hospice di Pescina”.
Sono i reparti dove arrivano persone che soffrono, persone che affidano la propria esistenza nelle mani di chi ha fatto del proprio lavoro una missione professionale e di vita. Medici, infermieri, psicologi, oss. Che vivono ogni giorno a contatto con esseri umani che si ritrovano a fare i conti con malattie più o meno gravi, che qualche volta le strappano alla vita precocemente, dopo sofferenze che lasciano il segno anche in chi rimane.
Amalia Taglieri ha vissuto 15 anni con quelle persone. Si è fatta amare da loro, voleva che l’opinione pubblica fosse sensibilizzata su quanto si lavorasse in quei reparti ma al tempo stesso di quanto fossero difficili le condizioni in cui si rimane in ospedale. Perché di personale ce ne potrebbe essere di più e maggiori potrebbero essere anche i mezzi per curare e lenire. E allora dal letto dell’hospice di Pescina, prima di andarsene, volle lanciare anche un appello ai politici, affinché quei reparti venissero potenziati, in tutto. Affinché la politica locale, regionale, nazionale, intraprendesse più azioni per quei luoghi di sofferenza che nessuno dovrebbe vivere come una condanna personale. Dove delle piccole comunità di operose e preziose persone si ritrovano a fare i conti con materiali che scarseggiano.
A tutto quel personale, fino all’ultimo giorno, il ringraziamento di Amalia, testimoniato dall’operatrice socio sanitaria, Francesca Rossi, presente anche l’altro giorno in ospedale. Che insegna che sì la professione si protegge con un “muro di gomma” ma che l’amore tutto batte: è l’amore che protegge le persone, non i muri. Quello che si dà e quello che si riceve. Soprattutto quest’ultimo. Che ritrovi ovunque: nella luce tra gli alberi di quei boschi che Amalia tanto amava, nel bramito del cervo che è sempre un’emozione ascoltare, nella forza di una madre che sogna il giorno in cui riabbraccerà sua figlia.
LE IMMAGINI DELLA DONAZIONE DEL QUADRO ALL’HOSPICE
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