L’Aquila. Dall’istituto penitenziario dell’Aquila, dove è rinchiuso da una settimana in regime di 41bis, il boss Matteo Messina Denaro fa una richiesta: vuole “cure speciali” contro il cancro in carcere. Se da un lato il boss di Castelvetrano ha deciso di non parlare nei processi, e di mantenere la linea del silenzio, rinunciando a comparire nelle udienze, così come Andrea Bonafede, l’uomo di cui si era servito come prestanome negli ultimi trent’anni di latitanza, accusato di favoreggiamento, segue la sua stessa strategia, dall’altro lato, invece, parla solo con i medici.
‘U Siccu discute molto con i dottori del carcere “Le Costarelle”, sia del tumore al colon di cui è affetto, sia delle terapie e delle cure a cui viene sottoposto, dicendosi esperto conoscitore delle caratteristiche dei farmaci che gli vengono somministrati, inclusi gli effetti collaterali. Per questo motivo, come ha riportato Lirio Abbate nelle pagine di oggi del quotidiano “La Repubblica”, ha chiesto in maniera educata ai medici se fosse possibile ottenere e accedere a delle cure farmaceutiche che, al momento, “ci sono solo in Israele”.
Questa richiesta da parte di Messina Denaro avviene dopo lo sfogo di una donna marsicana, il cui padre, malato oncologico in cura all’ospedale dell’Aquila, è stato totalmente abbandonato dal reparto di Oncologia, che risulta irraggiungibile, perché adesso la priorità sono le cure all’ultimo dei Corleonesi.
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