Massa d’Albe. Dalla quarta di copertina: «Nell’ambito del medesimo territorio danneggiato da un sisma, alla ripetitività delle forme della distruzione si contrappongono esiti delle ricostruzioni sensibilmente diversi. Esempi sono i differenti assetti a seguito delle tante traslazioni degli insediamenti e le relative trasformazioni dei paesaggi. Nel caso della Marsica, regione abruzzese devastata dal terremoto del 1915, le scelte attuate nella fase emergenziale hanno prodotto rifondazioni in aree in precedenza non urbanizzate, con procedure ed effetti tali da alimentare un’ampia e diversificata casistica. Una delle più nitide manifestazioni è riscontrabile nei “raddoppi” di vari abitati nell’area colpita dal terremoto.
Esatto contrario della duplicazione è invece la rinascita post sisma di Massa d’Albe e Corona (AQ): paesi in origine nettamente separati, sebbene da poche centinaia di metri, e poi uniti – caso più unico che raro – in ragione della peculiare distribuzione dei nuovi fabbricati. La riedificazione e la conseguente “congiunzione” – avvenute su uno sfondo di macerie persistenti per decenni e poi saldate a quelle dei danni bellici del 1944 – sono qui affrontate con l’analisi dei documenti disponibili in vari archivi, che consentono di descrivere gli interventi per edilizia residenziale e assetto infrastrutturale e quelli volti alla restituzione degli edifici pubblici – scuole, municipio, chiese. Accanto ai tanti amministratori e funzionari locali succedutisi nel tempo, allo sviluppo del nuovo abitato hanno contribuito in varia misura personalità di rilievo come Camillo Corradini, Gustavo Giovannoni, Sebastiano Bultrini, Giovanni Cena, Alessandro Marcucci, Leopoldo Franchetti, Pio Marcello Bagnoli. Oltre alla singolare mutazione della topografia, le informazioni acquisite, con il dettaglio di tempi e andamento delle pratiche, illustrano la complessità e la difficoltà della ricostruzione – tema attuale anche per i territori appenninici più recentemente danneggiati –, che si dipana per decenni, nel quadro di una precarietà che fa da sfondo ai quotidiani disagi dei residenti».
Il libro, che presenta un ricco apparato di foto e documenti, si chiude con un’Appendice di Antonio Socciarelli, relativa alle relazioni del parroco di Massa, Alfonso Tabacco, sul sisma del 1915 e i suoi effetti sull’abitato. Fabrizio Galadini è dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, insegna “Geologia per il Rischio Sismico” all’Università Roma Tre. Svolge ricerche geologiche, geoarcheologiche e di sismologia storica finalizzate alla caratterizzazione sismica dei territori, alla definizione delle risposte antropiche alle criticità ambientali e all’evoluzione delle conoscenze e dei metodi di indagine nelle scienze della terra. È autore di articoli scientifici e saggi.