In una notte stellata sommersi dalla neve in un campo sperduto, un pianto fece risvegliare i cittadini. Accesero le luci, aprirono le finestre e videro un bambino avvolto in fasce sporche. Aveva capelli ricci color nocciola come il tronco di un albero, occhi azzurri come il mare, pelle chiara come la neve. Vicino a lui vi erano angeli con capelli biondi come il grano, occhi neri come il vuoto, bocca rossa come il sangue, pelle color pesca come le albicocche mature. La Madre Vergine aveva sul capo un mantello azzurro carta da zucchero sembrava un oceano chiaro, limpido aveva occhi verdi smeraldo come la speranza, bocca color carne come il volto del l bambino avvolto in fasce. Vicino a lei un uomo con vesti angeliche, aveva un barba biancastra come la luna, occhi verdi bottiglia come un prato invernale e una bocca rossa vermiglio come una foglia in Autunno. Maria dice agli ospiti di sedersi e inizia a parlare della bellezza della Marsica , della maestosita’ del Fucino e delle sue terre che proteggono come un abbraccio di una mamma i piccoli paesini che lo circondano. I contadini ascoltano estasiati quelle parole e quasi dimenticano i loro umili doni per il Figlio di Dio, frutto di quelle terre. Con tristezza Maria inizia a parlare delle cose piu’ tristi per la Marsica: la mancanza di musei, la mancanza di centri di aggregazione per i giovani che molto spesso si dedicano alla droga e all’alcool e di conseguenza non riescono a valorizzare e a condividere il patrimonio artistico e culturale della nostra terra. Passo’ tutta la notte, dopo aver ascoltato Maria tutti i contadini tornarono un po piu’ sereni nelle loro case ,con la speranza che ogni volta che nasce Gesu’ qualcosa possa cambiare non solo nella Marsica ma in ogni piccola parte del mondo dove c’e’ sofferenza.
Mariachiara Passalacqua, classe V A, scuola Vivenza Giovanni XXIII di Avezzano