Marano dei Marsi. La frazione del Comune di Magliano dei Marsi è un borgo sorto all’inizio del basso medioevo intorno al Castrum Marani ed è collocato a cavallo dello spuntone roccioso a 950 metri sul livello del mare. Fino al 1960, brulicava di persone, di animali e di cose. Poi è andato spopolandosi lentamente, tanto che oggi si contano una decina di abitanti stabili, e le vecchie abitazioni, costruite da pietre incollate da una malta di rena e calce, sono assurte alla casta di “seconde case” con tutti i guai che ne derivano: IMU al 6 per mille, TASI al 9,60, Tari oltre 200 euro, l’Enel quota fissa bimestrale sui 60 €, quota fissa per acqua e fogna, neanche si trattasse di della costa Smeralda.
“L’unico paese in Italia senza il metano”, afferma un abitante, Livio Pietrantoni, “così si deve andare ancora alla ricerca della antidiluviana bombola. Di tutto questo malloppo beneficia esclusivamente il capoluogo, per Marano non c’è alcun ritorno. Infatti la strada di collegamento con la Cicolana è ridotta a una groviera, parapetti dei muraglioni crollati, uno completamente rotto da un paio d’anni, pericolosissimo per la circolazione con il rischio di eventi fatali. Un’opera inutile”, continua, “è stata realizzata deturpando il borgo: l’antichissimo, originale selciato è stato ricoperto da una magra malta nella quale fanno capolino dei sassi affogati nella stessa: questo non c’azzecca niente con le caratteristiche del borgo. Le vie sono infestate alle ortiche e dalla cicuta. Mai una visita del primo cittadino o delle autorità. Un assessore alle frazioni inesistente. Esiste un’Amministrazione Separata dei beni di uso civico”, conclude Pietrantoni, “che non vigila adeguatamente sulle ditte boschive che fanno come vogliono nel taglio dei boschi, sconfinando dalle particelle autorizzate, sia demaniali che private. Insomma sembra che regni una certa anarchia. Forse sarebbe meglio che detta Amministrazione dei Beni separati venga sciolta e gestisca tutto l’amministrazione centrale”.