Una femmina di orso marsicano viene ripresa in compagnia del piccolo da una fototrappola di controllo mentre si gratta su un faggio nel cuore del Pnalm. Gli alberi marcati dagli orsi, noti tecnicamente come “rub-trees”, non vengono scelti casualmente: essi spesso sono dei veri e propri nodi di comunicazione tra i diversi individui e sono localizzati lungo percorsi preferenziali e ben delineati.
Questi alberi possono essere utilizzati dagli animali anno dopo anno, anche per molto tempo.
La loro individuazione è utilissima anche per il monitoraggio di questa specie così minacciata.
I peli di orso che rimangono impigliati sulla corteccia, infatti, opportunamente raccolti e conservati dai ricercatori possono essere analizzati per estrarne il dna e, quindi, identificare geneticamente l’individuo che li ha lasciati.
Ciò dimostra che la foresta, che a noi può sembrare un ambiente monotono e privo di punti di riferimento, con alberi e rocce tutti uguali, non lo è affatto. Infatti, il mondo sensoriale di molti animali è più ricco e sviluppato del nostro.
Il battito della foresta #71
© Bruno D’Amicis / Umberto Esposito – www.silva.pictures
La corteccia del faggio, l’albero si racconta