Avezzano. Maestra accusata di abuso di mezzi di correzione per aver fatto perquisire alunni. Ora l’udienza è finita in Cassazione. L’insegnate era finita sotto processo per aver costretto i bambini della sua classe a perquisirsi l’uno con l’altro dopo aver constatato un ammanco di 30 euro da un suo indumento. Era però stata assolta da tutte le accuse in primo grado, dal tribunale di Avezzano, in particolare dal reato di abuso di mezzi di correzione. La prima udienza si è tenuta davanti alla terza sezione della Corte di Cassazione. A presentare ricorso è stata la procura di Avezzano che aveva contestato la sentenza del giudice monocratico. In particolare, il tribunale aveva riconosciuto il fatto e aveva stabilito che l’episodio era avvenuto realmente. Non aveva però attribuito alla disposizione dell’insegnante nei confronti dei bambini un comportamento fuori dalle norme. Per tale motivo, l’insegnante di scuola elementare della Marsica era stata assolta.
Nelle denunce presentate da numerosi genitori, la maestra in occasione della festa di carnevale del 4 marzo 2014, constatato l’ammanco del denaro, avrebbe sospettato del furto i bambini della sua classe. Intenzionata a recuperare il denaro avrebbe pensato di avviare una perquisizione, ma non personalmente anche se in sua presenza. Aveva quindi deciso di farli perquisire tra di loro, senza intervenire. Così era stato fatto dai bambini ma i soldi non erano stati ritrovati. Quella somma di denaro che secondo la maestra era sparita dalla borsa, non era stata presa dai bambini.
Dopo l’ispezione li avrebbe fatti uscire da scuola con un ritardo di oltre venti minuti. Nel corso del processo, svoltosi con rito abbreviato, erano stati ascoltati numerosi testimoni. Le parti civili costituitesi, rappresentate dai legali Carla Vicini e Carlo Polce, erano state tre. Il giudice Stefano Venturini, ascoltata la difesa della maestra, aveva deciso di assolverla perché il fatto non sussiste. L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Maurizio Maria Cerrato, aveva richiesto 4 mesi di reclusione. Adesso toccherà alla Cassazione decidere sulla questione, in particolare dovrà chiarire se le testimonianze dei ragazzi potevano essere acquisite e utilizzate.