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Madre e patrigno costringono la figlia a fare sesso di gruppo con loro, 2 condanne e 2 assoluzioni

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
14 Aprile 2018
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Avezzano. La minacciano con un coltello per costringerla a fare sesso con loro, ma riesce a fuggire dalla madre e dal suo compagno grazie all’aiuto di un amico. Dopo una lunga camera di consiglio si è conclusa con due condanne l’estenuante vicenda giudiziaria che ha visto coinvolte una madre di origine polacca, il suo compagno, un “noto” cittadino celanese e la figlia all’epoca dei fatti poco più che adolescente,  per fatti commessi durante la convivenza di quest’ultimi ai danni della minore, in quanto gli stessi con condotte minacciose poste in essere con l’uso di un coltello, avrebbero richiesto una prestazione sessuale alla ragazzina, la quale, solamente grazie  all’intervento di una sua amica riuscì a sfuggire dalle loro minacce e dai maltrattamenti ed a rifugiarsi presso una casa famiglia.

I due imputati, Barbara Ewa Gaweda, polacca, e Luigi Antidormi, entrambi residenti a Celano, sono stati condannati a nove mesi per minaccia aggravata il primo, e a tre anni per lesioni personali gravi la seconda. La vicenda, venuta alla luce nel 2010, riguarda una ragazzina allora appena sedicenne costretta a subire violenze fisiche e morali di vario genere. Dopo la richiesta del pubblico ministero, Maurizio Maria Cerrato, che aveva chiesto tre anni di reclusione per entrambi, il Tribunale collegiale di Avezzano, presieduto dal giudice Anna Carla Mastelli (Sorrentino e Lauro a latere) ha condannato Antidormi a nove mesi di reclusione per il reato di minaccia aggravata, derubricando l’originale contestazione di tentata violenza sessuale e Gaweda alla pena di tre anni di reclusione per lesioni personali gravi, con l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni, assolvendola per concorso in tentata violenza sessuale. La ragazza, oggi madre, difesa dall’avvocato Roberto Verdecchia, si è costituita parte civile e ha finalmente ottenuto un risarcimento. Antidormi era difeso dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, mentre la madre era assistita dal legale Domenico Eligi.

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