Avezzano. Cattedrale gremita per i funerali di Francesco Saverio Paris, il giovane dipendente della Lega Calcio morto lunedì a Roma dopo uno schianto con la moto. C’erano soprattutto giovani, con gli oggi gonfi, i volti pallidi e le guance solcate dalle lacrime. La comunità avezzanese si è stretta attorno alla famiglia di Francesco, al padre Giancarlo, alla madre Maria Gabriella Musone e alle sorelle Manuela, avvocato, e Gaia. Parole di conforto sono arrivate dal parroco, don Vincenzo Angeloni, che ha presieduto la celebrazione attorniato da numerosi sacerdoti marsicani.
«Anche negli eventi luttuosi, di sofferenza e di difficoltà il Signore vuole che la nostra vita trovi la gioia», ha affermato durante l’omelia, «questi sono i momenti in cui la fede deve risplendere di più. L’altro Francesco», riferendosi al Santo di Assisi, «parlava della morte come “sorella” e aggiungeva “dalla quale nullo omo vivente può scampare”. Ma non era una minaccia, ma una garanzia di vita eterna. E’ vero che in queste situazioni ci viene da chiederci: “Se Dio è misericordioso perché permette queste morti, perché questa tragedia. Allora», ha spiegato, «dovremmo domandarci anche perché Dio si è fatto uomo, perché ha permesso che Gesù fosse insultato, denigrato, crocifisso, e soprattutto perché non l’ha ascoltato nell’orto degli ulivi. Ma è anche attraverso il dolore che c’è questa via verso la felicità, e senza la morte Gesù non sarebbe risorto. In questo momento», ha concluso il sacerdote, «l’unica parola che può dare sollievo ai familiari, ai parenti, agli amici e quella della fede. Le parole dell’uomo sono insufficienti. Non è stato celebrato in terra questo banchetto nuziale per Francesco, ma sarà celebrato in cielo».