San Benedetto dei Marsi. Una nutrita partecipazione silente e commossa ha voluto salutare questo pomeriggio Collinzio D’Orazio, il cinquantunenne trovato morto nelle acque del fiume Giovenco sabato scorso dopo diversi giorni di ricerche. Un caso diventato nazionale che ha sconvolto l’intero territorio in apprensione per l’accaduto. D’Orazio, testimone di Geova, è stato accompagnato a spalla nella sala del regno di Avezzano dove ad accoglierlo c’erano i tanti amici con i quali più volte si era ritrovato.
“L’anima si è persa, l’anima può davvero morire?”, si è chiesto Mario Vitale, membro della congregazione cristiana dei testimoni di Geova, “certo e per capire questo concetto bisogna leggere delle scritture come la genesi dove Dio punisce Adamo. Ma per comprendere ancora meglio questo concetto sono importanti anche altri passaggi sempre della Genesi. Noi che siamo un essere vivente quando ci viene a togliere lo spirito della vita torniamo alla polvere, alla non esistenza”. Dove pensate che sia andato l’essere umano morto? La fine che attende gli animali attende anche gli uomini. I morti non ricevono alcuna ricompensa”.
A interrogarsi sulla tragica morte di Collinzio i tanti intervenuti che poi hanno accompagnato la salma nel suo paese di origine per la sepoltura. In prima fila il sindaco, Quirino D’Orazio, in rappresentanza di tutta la comunità di San Benedetto dei Marsi, che ha proclamato il lutto cittadino in segno di vicinanza alla famiglia D’Orazio. Nei prossimi giorni l’attività investigativa andrà avanti. I carabinieri di Roma, sezione scientifica, sarà nella Marsica per poter verificare se sulla macchina in uso ai due giovani che la sera della scomparsa dell’uomo lo avevano trasportato a casa ci siano elementi utili a ricostruire le ultime ore di vita di Collinzio.