Avezzano. L’ultimo saluto a Gilberto Porretta, giornalista, scrittore, cinefotorepoter, ma soprattutto un uomo come pochi. Ieri mattina al Castello Orsini, nel corso di una cerimonia con rito civile è stato ricordato sotto i molteplici aspetti della sua complessa personalità. Lascia sicuramente un vuoto in tutte quelle persone, tante, con cui aveva avuto a che fare, dai suoi veri amici, pochi, ai tanti che della sua filosofia di vita e del suo animo buono e sincero si erano innamorati. Ricordare Gilberto Porretta durante una cerimonia di un’ora è sicuramente un’impresa ardua, ma ci hanno provato i suoi amici d’infanzia, i suoi amici e colleghi del mondo del giornalismo, ci anno provato i figli Rolando e Luigi che con la voce rotta dal pianto hanno aperto la carrellata di interventi, tutti commuoventi e tutti così intensi da far capire che la persona di cui si parlava volava più alto degli altri. L’amico Giovanni Santucci ha letto una poesia, l’avvocato Giampiero Nicoli, che lo aveva conosciuto negli ultimi 10 anni, ha descritto l’uomo e non solo il professionista che era. E tutti hanno fatto riferimento al suo libro, “Le parole del coraggio”, un vero manuale di vita, saturo di parole cariche di significato, di filosofia e allo stesso tempo di vita vissuta. Il collega e amico di vecchia data, Stefano Pallotta, presidente dell’ordine dei giornalisti d’Abruzzo, con tre aneddoti diversi ha descritto tre aspetti della sua poliedrica personalità: la forza, l’intelligenza e il coraggio e non solo quello che aveva dimostrato in centinaia di occasione nel corso della sua vita, in centinaia di situazioni in montagna, ma soprattutto nell’ultimissima fase della sua vita, in un letto di ospedale. Tanti interventi, anche contrastanti, ma tutti capaci di descrivere un uomo senza compromessi, un passo avanti agli altri, e che nella sua vita aveva scelto e portato avanti uno stile che ne ha fatto una persona speciale. Tutti hanno voluto ricordarlo – mentre i “I Flauti di Toscanini” accompagnavano i pensieri – mentre era dietro alla sua telecamera, dove era stato per tutta la vita, a filmare le bellezze del nostro territorio, con animo libero e senza compromessi.