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L’ultimo saluto a Fabrizio, il sacerdote: il suo lavoro da esempio per riscattare questa terra

Redazione Attualità di Redazione Attualità
14 Gennaio 2014
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Cappadocia. Un abbraccio diviso tra l’impegno per il territorio, rappresentato dai tanti sindaci presenti, e la passione per il calcio, con gli amici intorno alla bara, ha stretto  questo pomeriggio Fabrizio Rosci nel suo ultimo viaggio. Una folla commossa ha riempito la piccola chiesa di San Michele a Petrella Liri per dare l’ultimo saluto a Fabrizio. Con gli occhi velati dalle lacrime gli amici, con maglie e sciarpe nero blu, lo hanno accompagnato davanti all’altare a spalla. La moglie Eleonora, con i genitori Irma e Alfredo, si sono seduti al fianco della bara per stare un’ultima volta vicino al loro Fabrizio. “Accompagnamo Fabrizio con le nostre preghiere perché sta per intraprendere un viaggio”, ha spiegato don Ildefonso durante l’omelia, “non neghiamo a lui il nostro contributo, questo momento è preziosissimo. Fabrizio lascia questa terra che l’ha visto crescere in cui si muoveva con tanta gioia, con tanta energia. Fabrizio lascia i parenti e la sua famiglia con i quali condivideva tutto, gli affetti, però ogni qual volta metteremo il piede nella sua casa sentiremo la sua presenza. Tutto fa capire che lascia tutto ma tutto parla di lui. Entrando nella sua abitazione lo vedi subito in tutta la sua energia. Noi non teniamo nulla, non possiamo custodire niente. Tutto ci sfugge, e questo fa capire i nostri limiti. Fabrizio è stata una vittima della strada e pensate un pó voleva fare con la sua squadra una strada per la Santissima Trinità. Perciò la sua energia, il suo senso del servizio sempre nella squadra, lo rendeva vivo e felice. Allora diciamo Signore accoglilo per tutto quello che ha fatto. Quanta preoccupazione aveva per la chiesetta di Camporotondo e quanta fatica e impegno c’ha messa. Lui aveva tre impegni: famiglia, paese, lavoro. Signore lui deve essere accolto, a noi di lui ci rimane l’amore con il quale ha lavorato nella squadra comunale, con il quale viveva in famiglia e nel suo lavoro. Portate avanti i suoi progetti, insieme alla sua squadra, al suo piccolo e alla sua giovane moglie. Questo amore ci permetterà di farlo vivere in mezzo a noi per sempre. Continuate a ricordarlo per la sua energia, per il suo senso patriottico. Mi diceva oggi è santa Elisabetta, ti porto autorità civili e militari, e la porto a casa mia. Questa era la sua gioia. Benedici Signore queste persone che ci guidano e fa che loro possano continuare a lavorare sul suo esempio”. Fabrizio, 32 anni, era diventato vice sindaco nelle ultime amministrative e con impegno e passione portava avanti il suo lavoro. Dopo il tragico incidente di domenica sera sulla provinciale per Ovindoli amici e parenti si sono stretti intorno alla moglie a al figlio. Non ha retto all’emozione Eleonora e ha affidato al cugino William la lettera che ha scritto a Fabrizio. “Te ne sei andato e ci hai lasciato soli a continuare una vita che non so più”, ha scritto la moglie, “troppo grande il dolore che abbiamo nel cuore. Facevi ogni cosa nella passione che solo tu avevi. Mi hai lasciato il dono più bello, nostro figlio. Lui non ti dimenticherà mai, gli parlerò sempre di te. Tu continuerai a guardarci sempre da lassù, saremo forti anche per te, io e il nostro piccolo. Tu continuerai a vivere dentro di noi. Voglio ringraziare tutti i presenti, a ognuno di voi Fabrizio ha dato un pó di se. Immagino che felicità starà provando oggi a vedere tutto questo”. Le parole di Eleonora hanno colpito tutti i presenti. Anche il parroco, molto legato a Fabrizio, non è riuscito a trattenere le lacrime. “Fabrizio era una persona speciale, voleva cambiare questo paese”, ha precisato Franco Pompei, consigliere comunale, “lo ricordo da piccolo, in modo familiare, e da tre anni lo avevo incontrato nell’amministrazione. Lui al livello politico era uno dei più svelti e forti che esisteva nella Marsica. In un territorio abbandonato che dobbiamo riprenderci. Lui ogni cosa che diceva e ogni discorso che faceva lo dedicava a questo territorio. Era convinto di quello che diceva e vedeva lungo. Ha sacrificato alcuni momenti della sua vita professionale per dedicarsi a questa terra. È stato un esempio per noi, forte e determinato era pronto a combattere per quello in cui credeva, era un sognatore, un purista della politica. Se noi amministratori riusciamo a coinvolgere giovani come lui, sicuramente salveremo questi territori. Ragazzi prendete voi in mano questo paese, il ricordo di Fabrizio vi sproni e ci sproni a portare avanti i suoi progetti”. Il fratello Giuliano a nome suo e di tutti gli amici ha voluto dedicargli una poesia: “Con te se ne va un pezzo del nostro cuore. Fabrizio era nostro amico e fraterno. Caro amico e fratello non potevamo darti soluzioni per tutti i tuoi problemi, ma li condividevano con te. Gioivamo sinceramente quando ti vedevamo felici. Grazie Fabrizio di tutto”. Prima della benedizione finale il sindaco di Cappadocia, Lucilla Lilli, ha preso la parola e, parlando sempre al presente, lo ha ricordato. “Fabrizio ha una marcia in più, capisce le situazioni e le persone prima di me”, ha detto con un filo di voce, “ci crede veramente in tutto quello che fa, è legato alla famiglia, adora la moglie. Ha creduto in questo progetto è noi lo porteremo avanti perché è un ragazzo speciale, è unico. Avrò tanti collaboratori, ma nessuno sarà come lui. Scusa Eleonora se qualche volta vi ha trascurato per venire in Comune, i frutti del nostro lavoro si inizieranno a vedere. Grazie a tutti di essere venuti”.

 

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