Carsoli. Due giovani morti a distanza di 10 giorni. Due vite che se ne vanno e che devono portare inevitabilmente una comunità come quella di Carsoli a riflettere. Questo a chiesto ieri don Enzo Massotti, parroco di Carsoli, ai giovani e a tutti i cittadini raccolti nella chiesa della Madonna del Carmine per l’ultimo saluto a Carmine Frezza il giovane morto affogato a seguito di un malore nel lago del Cavaliere in località Dacia. La scomparsa del trentenne arriva dieci giorni dopo quella di Antonello Arcangeli, venticinquenne morto durante un incidente nella capitale mentre viaggiava insieme a tre suoi amici, e per questo don Enzo ha chiesto a tutti di fermarsi e riflettere sull’accaduto. “In questa chiesa dedicata alla Madonna del Carmine suo nonno lavorò dopo il bombardamento e a lei vogliamo affidare Carmine”, ha spiegato don Enzo ai presenti, “davanti a questa morte dobbiamo rispondere con la fede della risurrezione espressa con il colore bianco. Quando avviene una morte si cercano i segni della persona e Gesù ci risponde a queste domande dicendo che avremo un solo segno è quello di Giona rimasto tre giorni nella balena e quello di Gesù che rimase nel sepolcro per tre giorni. In quel momento in cui Carmine in solitudine é rimasto nel lago con lui c’era Maria. E questo avviene sempre anche quando non siamo pronti a questo incontro con il Signore, Maria raccoglie tutto di noi, il bene e il male e chiede a Cristo di avere pietà del figlio di Dio. Maria raccoglie tutte queste lacrime, quelle di Carmine, quelle di questa comunità parrocchiale, quelle della famiglia. Santa Teresa del Bambino Gesù dice che il peccato non é nulla davanti alla misericordia del Signore. Noi abbiamo ascoltato Giona che invoca il Signore e viene esaudito, forse lo ha invocato anche Carmine, umanamente diciamo che non è stato esaudito ma cristianamente diciamo che il Signore l’ha toccato”. Il parroco di Carsoli, poi, non ha potuto fare a meno di rivolgersi ai ragazzi. “Preghiamo affinchè ogni giorno il suo cuore sia aperto a Cristo. Questa generazione che chiede segni è perversa e adultera se non ascolta. Gesù chiama per nome i nostri peccati, i nostri capricci: il compito copiato prima, le pasticche, alcool e l’infedeltà poi. Ma tutto questo per dire accolgo i tuoi peccati e sono qui per darti una vita nuova. Noi preghiamo e diciamo al Signore accettaci”, ha continuato don Enzo, “queste due tragedie sono una fatale coincidenza ma anche un campanello d’allarme che porta il Signore a chiederci accettami e permettimi di aiutarti a cambiare vita. Il Signore ha sete di essere amato e amarci. Dobbiamo uscire da questo momento di preghiera con l’impegno di non far finta di nulla. Le cose non vanno bene, dobbiamo ammetterlo. Da queste due disgrazie dobbiamo uscire rinnovati nel cuore perché non possiamo essere indifferenti alle tragedie avvenute a queste due famiglie. Dobbiamo chiamare per nome ogni errore e porlo sotto la misericordia del Signore”.