Importanti rivelazioni sulla situazione dei detenuti in 41bis e sulla situazione della polizia penitenziaria. Arrivano dal generale Mauro D’Amico, direttore del Gom (Gruppo operativo mobile), già insignito del riconoscimento di Grande ufficiale e cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana, marsicano, e precisamente di Morino (L’Aquila), dove è nato, nella Valle Roveto. E’ stato sentito in audizione, alcuni giorni fa, dalla Commissione parlamentare antimafia.
L’audizione era stata programmata una settimana prima ed era stato dato l’annuncio anche attraverso i soliti comunicati stampa in cui veniva annunciata anche la trasmissione tramite diretta tv sui canali della Camera.
L’audizione in effetti è stata puntualmente trasmessa in diretta anche sul canale Youtube della Camera all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=zkBMj_87GRQ nel quale i pochissimi appassionati di lotta alla mafia, hanno potuto ascoltare in diretta le affermazioni del Generale D’Amico e le domande della Commissione.
Però, come denunciato da Sappe, l’organo ufficiale del Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, “non tutte le domande e le risposte erano pubbliche però”. Come da prassi per tutte le audizioni della Commissione, il Presidente Nicola Morra (M5S), ha recitato la formula introduttiva di ogni audizione in cui ha annunciato la trasmissione della stessa sui canali tv e la possibilità dell’audito di ricorrere alla secretazione di alcune domande e risposte, qualora l’audito ritenesse di non renderle pubbliche.
Dalla visione di quel primo video messo a disposizione del pubblico i responsabili di penitenziaria.it hanno tratto il testo, pubblicandolo. “Appena poche ore dopo però”, spiegano dal Sappe, “già dalla mattinata del 23 luglio, il video in questione è stato rimosso e sostituito con quello pubblicato su un altro canale della Camera. Questo è il contenuto del secondo video: https://youtu.be/tAFKji4q6i4
“Il secondo video non è affatto quello completo”, come affermato dal Sappe, “ma una versione estremamente ridotta che parte direttamente da oltre la metà dell’audizione resa dal Generale D’Amico. Il motivo di tale estrema riduzione potrebbe forse risiedere in un banale problema tecnico. Oppure potrebbe dipendere da altri fatti che non è dato sapere ai comuni cittadini. Rimane il fatto però che a dispetto dei soliti roboanti annunci di “trasparenza” e “lotta alla mafia”, stavolta le importanti dichiarazioni di Mauro D’Amico, sono state fatte sparire”.
Il generale ha poi parlato anche delle minacce continue dai detenuti in regime di 41bis, e quindi soprattutto boss mafiosi stragisti, indirizzate a Nino Di Matteo e Nicola Gratteri. Il primo è stato per anni sostituto procuratore a Palermo e oggi è componente del Csm, il secondo fa il procuratore capo di Catanzaro.
“È regolare che un detenuto al 41bis offenda Di Matteo o Gratteri: parliamo di persone al 41bis, non di un collegio svizzero”, ha detto il generale di brigata Mauro D’Amico. “Il punto importante è che quando il Gom invia queste informazioni , qualcuno le prenda in considerazione: ci sono spesso affermazioni forti, andrebbero vagliate dalla magistratura competente”.
“Sulle scarcerazioni del 41 bis durante il covid“, ha aggiunto riguardo ai rilasci avvenuti a causa dell’emergenza sanitaria, “ci siamo allarmati, abbiamo fatto l’elenco di tutti i ristretti che avevano patologie o età elevata, abbiamo avuto solo 3 detenuti usciti a causa del Covid: Bonura, Iannazzo e Zagaria. In quel periodo ne sono usciti altri due: Di Piazza, che è uscito per l’amputazione di una gamba già a marzo ed è rientrato, e un altro detenuto uscito per un errore del calcolo del cumulo da parte delle procure distrettuali. Stiamo seguendo altri 3-4 detenuti grazie all’intervento del dottor Tartaglia, si rischiava che anche di loro venisse accolta la richiesta di detenzione domiciliare. Dobbiamo attrezzarci per creare un settore dove un detenuto anziano viva in regime di 41 bis in maniera dignitosa”.
Ha parlato delle difficoltà legate al personale penitenziario. “Sono stati acquistati i sistemi di rilevamento dei telefonini”, ha citato come esempio, “ma sono già vecchi, siamo al 5G. Queste sono responsabilità ma chi se le prende? La polizia penitenziaria non ha un vertice, non ha una struttura propria organizzativa i nuovi dirigenti andrebbero valorizzati, bisogna costruire settori di specializzazione ma questo non accade. Il problema del personale”, ha chiarito il direttore del Gom, “è serio e va di pari passo con quello organizzativo avrebbe bisogno di una formazione profonda, tre mesi non bastano. La struttura degli ispettori andrebbe rafforzata, questo va fatto urgentemente. L’aspetto specialistico va ridato alla polizia penitenziaria, in questi anni c’è stata una mortificazione del ruolo; il ruolo del poliziotto penitenziario è nelle sezioni”.
Dalle dichiarazioni del generale emerge come manchi una organizzazione moderna della gestione delle criminalità nelle carceri italiane. “Una volta si parlava di mestiere”, ha spiegato D’Amico, “l’approccio con le situazioni critiche era importante. In Calabria un ispettore strutturato mi ha detto: ‘Generale, ci insegnano a come risolvere le criticità ma non ci insegnano come non arrivarci’”.
Sulle telefonate dei detenuti nel periodo Covid D’Amico ha fatto chiarezza. “Nessuno ha avuto cellulari al 41 bis, nessuno ha avuto telefonini, le due telefonate al mese sono state fatte da telefono fisso”, ha sottolineato parlando dei contatti telefonici tra detenuti in regime differenziato con i familiari durante l’emergenza sanitaria, quando erano state sospese le visite in carcere e i colloqui in presenza, “non abbiamo avuto problemi, le telefonate in quel periodo sono state 1.240”, effettuate “dalla sezione detentiva a un istituto penitenziario o a una caserma vicina ai familiari, per la sicurezza della telefonata”.