Villavallelonga. Né avvelenamento, né atto di bracconaggio tra le cause della morte dell’orsetta “Morena”, recuperata dal Parco il 23 Maggio dell’anno scorso senza mamma, svezzata e cresciuta per più di sei mesi dai tecnici del Parco, rilasciata in Natura il 9 dicembre 2015 e ritrovata morta in località Ferroio di Scanno il 21 luglio scorso. Queste sono le risultanze della relazione sulla necroscopia effettuata sui resti di Morena dal dott. Rosario Fico del Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana di Grosseto, che fa risalire, come ipotesi verosimile, la morte dell’orsetta a una malattia sviluppatasi in seguito a problemi dentali.
Sul corpo dell’orsetta, sempre in sede di necroscopia, sono state trovate anche tracce di predazione di grossi carnivori, orso o lupo a giudicare dalla grandezza dei morsi. La predazione è certa in quanto alcune ossa fratturate rivelano i morsi di un grande carnivoro, più difficile stabilire se la stessa sia avvenuta prima o dopo la morte. L’ipotesi del dott. Fico è che le fratture siano quasi sicuramente peri-mortali o post-mortali. Per sintetizzare le due possibilità potremmo presumere che, verosimilmente, l’animale può essere stato predato anche perché indebolito dalla malattia, quindi con minori capacità di difesa o fuga. La relazione chiarisce la fantasiosa ipotesi di qualche sciamano, che voleva l’orsetta Morena morta di fame, anche sulla base dell’evidenza che tra i resti è stato trovato parte del contenuto gastrico costituito da erba e che la cistifellea era piena, segno che la digestione non era ancora avvenuta. Come dire che Morena, nonostante i problemi dentali, ha mangiato fino all’ultimo momento.
“Come dichiarato, ed anche scritto, dagli esperti nazionali ed internazionali che hanno supportato i servizi del Parco, quello veterinario e quello scientifico, nell’allevamento di Morena – dichiara il direttore del Parco, Dario Febbo – il compito del Parco è stato svolto egregiamente ed il successo è stato, appunto, quello di averla rilasciata in natura, dove l’orsetta, come tutti gli altri animali selvatici, doveva comunque fare i conti con le severe leggi naturali”. La morte dell’animale per cause naturali era tra le possibilità messe in conto dal Parco, come d’altronde succede al 50% degli orsi al primo anno di vita, seppur accompagnati dalle rispettive mamme. “Abbiamo realizzato questo tentativo di allevamento di una cucciola di orso marsicano – ha dichiarato il Presidente del Parco, Antonio Carrara – per “recuperare” una femmina, preziosa per la crescita della popolazione. Con l’esame necroscopico si chiarisce che non c’è stato avvelenamento né bracconaggio e questa mi sembra una buona notizia. La morte per cause naturali l’avevamo messa in conto, dichiarando prima del rilascio, nel protocollo che abbiamo scritto e divulgato, che, una volta liberata, Morena sarebbe stata monitorata, ma non saremmo intervenuti se non nel caso fosse diventata un’orsa confidente. Questo abbiamo fatto. E’ stata un’esperienza utile per il Parco anche in considerazione di altre eventuali possibilità di allevamento di cuccioli trovati senza madre, evitando di farli vivere in cattività per tutta la vita”. Il Servizio di Sorveglianza ha provveduto a recapitare la relazione al Magistrato della Procura di Sulmona e ha chiedere il dissequestro della carcassa e del radiocollare.