L’orsa Yoga finisce in gabbia. E senza aver fatto nulla di male. Non ha rubato miele nelle cantine, non ha fatto razzia di galline nei pollai, non ha spaventato le popolazioni del parco in giro per il paese. Niente di tutto ciò. L’unica sua colpa è di essere finita negli anni Novanta in un’area faunistica mai ristrutturata, quella di Villavallelonga.
Famosa all’epoca per i suoi tentativi di fuga e le sue continue scorribande nei paesi del Parco nazionale, più volte venne sorpresa a rubare le merende dagli zaini dei turisti nel Parco. Una volta mangiò in pochi bocconi un grosso cocomero lasciato al fresco in un ruscello da alcuni escursionisti. Un’altra volta venne pescata da decine di turisti nel piazzale della Camosciara a rovistare in un bidone della spazzatura. Un’altra ancora rubò decine di forme di formaggio in una cantina di Opi dopo aver sfondato la porta. A quel punto scattò la cattura, non perché fosse pericoloso, ma poiché quell’atteggiamento di familiarità con gli umani avrebbe seriamente potuto mettere a rischio la sua incolumità. Già nel 1997 per lei arrivò una prima privazione di libertà, una libertà a metà, una libertà “condizionata”. Poi però a cambiare le cose in quel piccolo appezzamento di terreno e a rendere la vita di tutti giorni un po’ meno monotona fu l’arrivo di un partner, che poi partner un fu mai.
Sandrino aveva alle spalle una storia triste e commuovente che traspariva già allora dai suoi occhi scuri e docili. Proprio in virtù delle sue vicissitudini, l’allora capo dello Stato, Sandro Pertini, volle battezzarlo con il suo nomignolo. Tutto ha inizio nell’estate del 1982. Sandrino, ancora orsetto, fu trovato impaurito e tremante tra i boschi del Parco, senza madre. Era in fuga da un bracconiere privo di scrupoli. Fortunatamente venne salvato da un gruppo di escursionisti. A quel punto il reinserimento in natura fu impossibile e la cattività divenne il suo destino. Divenne presto un’attrazione per centinaia di bambini che visitavano la struttura educativa ed informativa gestita da Sherpa coop. Era sempre vicino alla rete, non aveva paura dell’uomo. Aveva imparato che non tutti gli esseri umani sono come quel bracconiere che lo ha costretto a una vita da recluso a metà.
Ma di Yoga, che oggi ha 27 anni, lui non ne ha voluto mai sapere. Ma anche a lei sembra non sia mai importato molto di Sandrino. Tra l’orso buono e solitario e l’orsa dispettosa e impertinente non è mai scattato quell’amore che tutti si aspettavano. L’amore cammina da solo, nasce spontaneamente, è autonomo, e non si può costruire in laboratorio. Dopo la morte di Sandrino, avvenuta recentemente, Yoga non è stata mai più la stessa. Chi la conosce bene sa che qualcosa nel suo sguardo è diverso.
Oggi arriva un’altro dolore per la travagliata vita di questa orsa che dopo la cattura non è più stata la stessa di un tempo. Adesso è stata portata via e rinchiusa. Nell’ultimo periodo le condizioni strutturali dell’area faunistica di Villavallelonga sono andate peggiorando tanto da rendere inevitabile lo spostamento. Sarà avviata la ristrutturazione della recinzione dell’intera area e ci sarà un progetto di riqualificazione. Quello che mi chiedo è come mai si sia atteso che la struttura arrivasse a queste condizioni prima di intervenire in modo così brusco tanto da rendere necessario un trasferimento.
A questo punto spero che l’ultima gioia per Yoga arrivi prima della sua morte. Noi uomini abbiamo fatto soffrire Yoga e anche Sandrino già costretti a una vita difficile e sfortunata a causa di madre natura. Il regalo che adesso possiamo (e dobbiamo) farle è quello di permetterle il ritorno a “casa” il più presto possibile, magari entro qualche settimana. @pietroguida