“Sono straordinariamente onorato” dice Jacopo Sipari, direttore artistico del festival di Tagliacozzo “di poter annunciare la produzione internazionale di Maria de Buenos Aires a Tagliacozzo Festival, una delle opere più belle del novecento, con un cast straordinario. È una coproduzione importante con Mauro Navarra, la regia di Giandomenico Vaccari, la direzione di Dejan Savic con le scene di Giacomo Callari”.
Tagliacozzo Festival, Sabato 17 Agosto 2019, ore 21.15 accoglie l’opera maledetta di Astor Piazzolla con la partecipazione straordinaria di Alina di Polito e Diego Moreno, due star internazionali del repertorio latino. Sarà l’attore italiano Vincenzo Bocciarelli ad interpretare la voce del duende con il coro recitante guidato da Alberto Martinelli. Con loro il corpo di ballo guidato da Paola Campagna e Sebastiano Foti.
Siamo nel 1910. María, nata in un sobborgo povero di Buenos Aires “un giorno che Dio era ubriaco”, è una giovane operaia di un’industria tessile. Irresistibilmente attratta dalla musica del tango ascoltata per strada sulla porta di un bar notturno, diventa una cantante di tango e finisce per entrare in una casa di tolleranza. Lì muore, ancora molto giovane. In uno scenario alquanto surreale, la sua morte è decisa durante una messa nera tenuta da personaggi malfamati. La sua condanna a morte è anche una condanna all’inferno, e l’inferno è la città di Buenos Aires, dove vaga il suo spettro. La morte è anche il ritorno alla verginità, violata dal poeta folletto che la ingravida con la sua parola. Partorirà una bimba, di nome María, simbolo di lei stessa ma anche della città, che rinasce ogni volta. Intorno all’Ombra di Maria si muovono El Cantor (un payador), un giovane scrittore, El Duende, il folletto, con un gruppo di pittoresche marionette sotto il suo controllo, vari elementi dei sobborghi di Buenos Aires e degli psicanalisti, spettro della crisi argentina degli anni Sessanta con gli innumerevoli casi di nevrosi, disperazione e perdita della propria identità personale, civica e sociale. È il Duende, questa sorta di demone, che va sulla tomba di Maria e la fa rivivere costringendola di nuova alla stessa terribile vita che aveva lasciato, così come è il demone Bandoneon, che seduce la poverina portandola nel campo del male per la seconda volta. Intorno si muovono ubriachi, assassini, ladri, prostitute e protettori. Taluni elementi del libretto suggeriscono un parallelo tra Maria e la figura della Madonna, o con lo stesso Gesù.
Maria de Buenos Aires è un’opera tango – tango operita, su testo del poeta Horacio Ferrer, interamente dovuta a Piazzolla è invece la musica, ispirata e dedicata alla cantante italiana Milva. Un’opera insolita, mix intrigante di tradizione “tanghera”, jazz e musica contemporanea.
Alcuni personaggi dell’Operita sono in stretto riferimento con la cronaca della Buenos Aires degli Anni Sessanta, come gli psicoanalisti, pensati addirittura come la compagnia di un circo, tanto erano numerosi e agguerriti in Argentina in quegli anni di grande crisi economica, che produceva nevrosi, perdita di identità e disperazione. Erano anni difficili per l’Argentina: dopo la caduta del governo populista e autoritario di Peron.
L’Opera, pensata in origine per una destinazione radiofonica, è strutturata in due parti, ognuna delle quali formata da otto brevi quadri. La trama che Ferrer forgia, come da tradizione rituale latino-americana, dall’unione tra sacro e profano, trae spunto da una leggenda metropolitana d’inizio novecento. La vicenda rimanda metaforicamente alla storia della fondazione e rifondazione della città di Buenos Aires, nel sedicesimo secolo.
La sua prima rappresentazione è stata eseguita al teatro Colón di Buenos Aires l’8 maggio del 1968. In Italia è stata presentata a Milano, al teatro Smeraldo, nel febbraio del 2008, curata dalla vedova del compositore argentino, Laura Escalada Piazzolla, nel quarantesimo anniversario della prima esecuzione.
“El tango se lleva dentro de la piel”, “il tango si porta dentro la pelle”, come una forma d’amore intramontabile. Parola di Astor Piazzolla.
“Mettere in scena la Maria di Buenos Aires di Astor Piazzolla e Horacio Ferrer” dice il grande regista Giandomenico Vaccari “è per un regista un onore e una sfida e di questo non posso che ringraziare il coraggio artistico e produttivo del Festival di Tagliacozzo. Un onore perché si ha la possibilità di dare vita scenica ad un capolavoro dell’ultima parte del novecento, evento assai raro nel nostro lavoro sempre concentrato sulla storia passata e una sfida perché Maria non è un’opera in senso classico, anzi non è proprio un melodramma tanto che la sua definizione più corrente è Opera Tango. Un regista deve materializzare in scena l’immateriale mondo dei versi visionari e allucinati di Ferrer e l’ossessiva architettura musicale di Piazzolla.
E poi deve raccontare di Maria, della sua Odissea nelle vesti prima di Donna condannata al sacrificio e poi di Ombra costretta a vagare per una città irreale, nevrotica, ingannevole e struggente.
Un cammino concentrico e tragico che avvicina la Maria di Piazzolla e Ferrer ai grandi personaggi letterari “che vagano” alla ricerca del proprio senso e destino come il Bloom di Joyce o il Mattia Pascal di Pirandello.
Lo spettacolo che con lo scenografo Giacomo Callari presenteremo non potrà prescindere dalla data di composizione della Maria, 1968 e soprattutto da quello che è accaduto pochi anni più tardi. Sarà una specie di conto alla rovescia fino al tragico 1976, anno del sanguinoso colpo di stato dei militari e della successiva strage di giovani e di oppositori del regime. Una macchia orrenda per la storia argentina, una macchia indelebile per la storia dell’America latina, un’altra macchia per la storia del novecento.
E il destino di Maria coinciderà sempre di più con quello della sua Buenos Aires, sempre più martoriata dalle torture, dai voli della morte, dalla soppressione della libertà.
Il tango, suonato e ballato, sarà il linguaggio di questa storia, un “flusso interiore” musicale, uno scanner affascinante e rapinoso che illuminerà le tappe di questa Odissea che, oggi, con gli occhi del presente, non è più solo il viaggio di Maria ma è anche il nostro di viaggio alla ricerca del senso dell’essere e del non essere.
La musica come metafora ultima del cammino dell’uomo”.
Giandomenico VACCARI: nasce a Bari il 28 marzo 1955.
Figlio d’arte, Nella sua attività di dirigente musicale, si è formato nel Teatro Petruzzelli di Bari dove, da metà degli anni Ottanta, è stato Coordinatore artistico ed in seguito Responsabile delle attività d’Opera.
Nel decennio successivo, è stato Segretario Artistico del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Carlo Felice di Genova ed in seguito Consulente Artistico del Teatro dell’Opera di Roma. Direttore Artistico presso il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste (1998 – 2002) e presso il Teatro Verdi di Salerno, è stato Direttore Artistico del Teatro di San Carlo di Napoli e quindi Sovrintendente al Petruzzelli di Bari fino al 2012. Nel dicembre 2013 viene nominato Consigliere di Amministrazione di Apulia Film Commission dove è Vicepresidente dal 2016 fino al febbraio 2019.
Direttore Artistico dell’ Orchestra Sinfonica OLES ex Orchestra ICO Tito Schipa, nel febbraio 2017 diventa il nuovo Direttore Artistico di “Opera in Puglia” primo circuito operistico pugliese.
Debutta nella regia d’opera nel 1982 con “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini a Lecce. Ha insegnato Arte Scenica presso il Conservatorio di Benevento nel 1990. Torna all’attività registica nel 2011 con una Carmen ad Hamilton, Canada. Nel 2014 ha inaugurato la Stagione del Teatro Pavarotti di Modena con il Rigoletto. Nel 2016 ha firmato un Nabucco diretto da Daniel Oren presso il Teatro Verdi di Salerno e una Norma al Teatro Bellini di Catania.
Nel 2017 è tornato a Salerno ancora con Norma, sempre diretto da Daniel Oren.
Dal 2013 al 2017 cura la regia di Nabucco, Tosca, Il Barbiere di Siviglia, Cavalleria rusticana e Pagliacci in Korea del Sud al Seoul Arts Center e al Teatro d’Opera di Busan.
Nell’agosto 2018 ha firmato la regia di Suor Angelica al Festival di Tagliacozzo e ha debuttato a Torre del Lago, Festival Puccini, con la regia de Il Convitato di Pietra di Giovanni Pacini.
Nell’ottobre 2018 torna al Teatro Bellini di Catania con la regia di Andrea Chenier e debutta al Teatro Giordano di Foggia con Fedora.