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Lockdown sulle palestre, l’ira dei titolari: sacrificati senza ragioni scientifiche, così la categoria muore

Federico Falcone di Federico Falcone
31 Ottobre 2020
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Avezzano. Un decreto per prendere una settimana di tempo, un decreto per rendere inutile quella settimana di tempo. Palestre chiuse e tutti a casa o, al massimo, a correre e ad allenarsi all’aria aperta. Una decisione, come i più sottolineano, che sarebbe arrivata comunque. Gli ulteriori sette giorni di tempo concessi ai gestori delle suddette attività  per allinearsi alle misure previste per il contenimento del coronavirus, non hanno scongiurato che su di esse calasse il sipario. Se ne riparlerà dopo il 24 novembre.

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“Strano il nostro Paese, da marzo si parla delle seconda ondata e chi ci governa ha pensato al bonus monopattino, al bonus vacanze, al bonus babysitter e non ha pensato a adeguare, potenziandoli, sanità e trasporti nonostante di tempo ce ne è stato e tanto. Ebbene la seconda ondata è arrivata e come si fronteggia? Si chiudono palestre e altre attività”. Lo dichiara Lorenzo De Cesare, titolare della palestra Five Zone Fitness Center.

“Prima ti fanno riaprire facendo spendere soldi per gli adeguamenti e poco dopo ti fanno chiudere come se fossero queste attività responsabili del contagio. Abbiamo sanificato, disinfettato, misurato temperature, registrato utenti, distanziato, di fatto abbiamo trasformato le nostre palestre in sale operatorie. Le palestre vendono salute, non esiste documentazione o evidenza di focolai di contagio avvenuti al loro interno. In palestra ci vai con la tua macchina, bici o a piedi senza essere ammassato su un autobus, sei distanziato in base al protocollo covid, fai la tua attività e vai a casa. Eppure ti fanno chiudere. FiveZone ora è chiusa ma sabato pomeriggio ore 15:30, all’aperto e nel pieno rispetto del distanziamento, propone una lezione di Zumba nel proprio piazzale come segno civile di dissenso”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Riccardo De Petris e Roberto Antonosante, titolare della palestra Union Fitness Postura Sport. “Siamo preoccupati per la tenuta del nostro settore e per quello che significa per la salute delle persone. La concezione della palestra come di luogo non essenziale è dannosa e molto vecchia: i nostri soci non vengono per questioni estetiche ma di benessere. Hanno problemi come mal di schiena, dismorfismi, sovrappeso, difficoltà a gestire lo stress, ansia, oppure devono recuperare la salute a seguito di traumi di varia natura”.

“Noi li aiutiamo nel loro percorso di benessere, sosteniamo il loro sistema immunitario, perché sappiamo che una persona sana è una comunità sana. Accettiamo le decisioni governative anche se riteniamo che in questo momento, con un virus così potente e l’inverno in arrivo, la salute delle persone ha ancora più bisogno di sostegno. Purtroppo, non tutto si può fare in casa o all’aperto, e, soprattutto, c’è bisogno di personale qualificato per non incorrere in problematiche ulteriori. La nostra missione è essere al fianco dei nostri soci per il loro benessere, continueremo a farlo anche con la palestra chiusa con i mezzi che abbiamo a disposizione. Speriamo che il Governo faccia la sua parte con i ristori annunciati, altrimenti tra qualche mese i cittadini non avranno più luoghi dove curarsi”.

Questo il pensiero di Stefano Piccirillo, titolare della palestra No Limits. “Dal periodo successivo al lockdown, alle palestre sono state imposte norme restrittive e vessatorie che da una parte hanno intimorito i possibili utenti, dall’altra obbligato gli esercenti a lavori straordinari di pulizia (più volte al giorno) all’acquisto di detergenti più costosi, carta per igienizzare continuamente gli attrezzi, per non parlare delle ingenti somme di chi ha messo i costosi pannelli di plexiglass. Nessuno studio ha mai evidenziato le palestre come luogo di contagio ma i clienti sono stati ridotti per non creare assembramenti, le macchine distanziate, i clienti registrati ad ogni ingresso, dopodiché: la chiusura! Si badi bene che dal lockdown al 26 ottobre  i controlli nei centri sportivi sono stati davvero pochi, in tutta Italia. Ora si promettono piccoli aiuti, ma memori di quanto avvenuto precedentemente essi saranno insufficienti alla ripartenza perché il settore è stato reso inabile alla ripresa e l’elemosina non sarà bastevole”

“Ma perché tutto questo accanimento sui centri sportivi? La strategia governativa anticovid, altalenante, fatta di falle (dai bonus vacanza alla mancanza di controlli agli immigrati, per fare piccoli esempi) ha fallito indiscutibilmente. La popolazione si fa domande e vuole teste. La risposta del Governo, non mediata, non basata su dati scientifici, totalmente arbitraria e dittatoriale, è cominciare a sacrificare ciò che c’è di più sacrificabile come i sodalizi sportivi, visto che sono esenti da Iva, non hanno un patronato, non hanno tutela Inps, insomma la parte più vulnerabile dell’Italia che lavora. Alla luce di ciò la domanda che tutti noi italiani dovremmo farci è: di chi sarà la prossima testa? Per chi suona la campana ?”.

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