Avezzano. Una svolta nel processo a carico di Franco D’Apice, il 24enne di Celano accusato di aver posto in essere un’aggressione a sfondo razziale ai danni di A.E.H., un giovane della Giordania, sfregiandolo con una bottiglia di birra, nel corso di una rissa avvenuta nel novembre 2020 ai piedi del castello di Celano. È stata accolta la richiesta di perizia medicolegale, attesa l’estrema delicatezza del caso. Lo “sfregio” subito dal cittadino palestinese ricade, infatti, nell’ambito del cosiddetto “codice rosso”, che prevede norme particolarmente repressive.
L’imputato che, tramite il sul legale Emilio Amiconi, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato condizionato, si è sempre dichiarato innocente, anche se è rimasto a lungo agli arresti domiciliati. Le testimonianze raccolte risultano contrastanti e ora è stata appunto ammessa una consulenza tecnica d’ufficio tesa ad accertare l’esistenza o meno dello “sfregio facciale”. Secondo quanto sostenuto dalla difesa, non sussisterebbero i presupposti per tale reato.
La perizia è stata affidata al dottor Mei di Roma. I fatti risalgono al 2020, durante una rissa che coinvolse ragazzi di Celano e stranieri residenti in città. Nella ricostruzione dell’accusa, dopo la lite, l’imputato avrebbe minacciato il giovane giordano, mandandogli dei messaggi sul cellulare e dicendosi pronto a dargli fuoco, qualificandolo più volte con il termine: “Romeno di m…”. Aveva inoltre scritto che avrebbe dato fuoco anche alla sua famiglia.
È stata quindi riconosciuta l’aggravante prevista per reati commessi con le finalità di discriminazione etnica, razziale o religiosa. Il prossimo 29 gennaio, dovrà comparire davanti al gip del tribunale di Avezzano, Maria Proia e al pubblico ministero Luigi Sgambati.