Avezzano. Non sono passate inosservate, alla categoria dei medici di base, le parole pronunciate da Simone Angelosante, sindaco di Ovindoli e Consigliere regionale di maggioranza, pronunciate questo sabato in occasione dell’adunanza dei sindaci del territorio marsicano all’interno del Castello Orsini.
“In Abruzzo abbiamo quindicimila medici di base e attualmente i contagiati da covid sono quattromila. Il che significa che, come minimo, per ogni contagiato ci sarebbero tre medici di base che possono aiutarli. Chiedo ai medici di base di fare i medici, di mettere le mani addosso ai malati e di controllare bene se c’è necessità o no di andare al pronto soccorso. Il mio è un appello, non è una denuncia. Quando ci ritroviamo con le ambulanze in fila di fronte al pronto soccorso, quando andiamo a vedere i casi, vuol dire che se qualcuno fosse stato visitato a monte, magari non sarebbe stato mandato al pronto soccorso. Se alla base i medici stabilissero chi deve andare al pronto soccorso e chi no, perché basterebbe una cura domiciliare, non graveremmo troppo sulla struttura sanitaria”, aveva dichiarato Angelosante.
Parole che non sono piaciute ai diretti interessati. Tra questi vi è P.D.G., stimato medico del territorio, che non ha nascosto il proprio malumore e, tramite una nota stampa inviata al nostro giornale, ha voluto replicare al sindaco di Ovindoli.
“Chiarissimo sindaco, medico, collega, sono venuto a conoscenza del suo intervento di sabato pomeriggio. Non so di quale realtà lei parla o pensa di conoscere. Sono un medico di medicina generale da 26 anni, orgoglioso di esserlo e figlio di un medico ospedaliero. Ho 1400 assistiti frutto del mio impegno (certamente non per compiacenza ) e non ho nessuno ricoverato in ospedale. Tre a casa in ossigeno terapia, più tutti i sintomatici che personalmente seguo. E nonostante la pessima organizzazione delle Asl frutto di quella classe politica di cui lei da parte ed altro vado avanti con orgoglio e determinazione”.
“Non parli più di cose che non conosce o di cose che vorrebbe fossero come lei sostiene per il piacere di lamentarsi, sport particolarmente gradito all’italiano. Se la sua esternazione ha un fondamento specifico di casi isolati faccia nomi e cognomi. Ma non può gettare fango sui medici che stanno sacrificando tutto, anche la vita, in questo momento. So che il mio sindaco ha dato tutt’altra visione del nostro lavoro. Mio padre mi disse: ricordati che una malattia importante è il dramma di una famiglia. Pensa che quella famiglia sia la tua e poi fai il medico. Dovremmo ricordarcelo tutti, anche lei”.