Avezzano. Il celebre figlio di Amarena è stato catturato e traferito in un recinto con altri orsi, in attesa di poterlo rilasciare in alta montagna. Lndc auspica che questo avvenga al più presto e che l’Abruzzo non segua il pessimo esempio del Trentino. Rosati: bisogna prevenire che i selvatici diventino troppo confidenti, prendere le misure adeguate ed educare cittadini e turisti ai comportamenti giusti da tenere
È una “star” del web sin dalla sua nascita quando sua mamma, l’orsa Amarena, allattava lui e gli altri cuccioli per le strade del paese. Da allora sono passati due anni e Juan Carrito si è dimostrato un orso fin troppo confidente, cosa che non è sicuramente ideale soprattutto per il suo bene. Scorribande per il paese, biscotti “rubati” in pasticceria, cassonetti dell’immondizia rovesciati e saccheggiati. Tutto questo senza mai rappresentare un pericolo reale per nessuno, dato che non si è in nessun caso dimostrato aggressivo o minaccioso, nemmeno quando ha incontrato i turisti che si fermavano a fargli le foto e i video. Purtroppo però questa sua fiducia nell’uomo può costargli caro, perché ora è stato catturato e trasferito – apparentemente in maniera provvisoria – in un recinto di un ettaro, in attesa che le condizioni atmosferiche permettano di rilasciarlo in natura in alta montagna.
“La decisione presa dall’Ente Parco, con il benestare dell’ISPRA, da un lato è comprensibile ma dall’altro è anche preoccupante”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Ho sempre lodato la gestione dei selvatici da parte del PNALM in confronto a quanto succede in Trentino, dove siamo stati impegnati in diverse azioni legali, e spero proprio che ora non si decida di andare in quella direzione anche in Abruzzo. La captivazione di Juan Carrito deve essere il più breve possibile per evitare che si abitui, ancora di più di quanto non lo sia già, ad essere alimentato dall’uomo e bisogna trovare il modo di farlo disabituare alla sua dipendenza dalle zone antropizzate. Non perché lui rappresenti un pericolo per qualcuno, ma perché questa sua confidenza potrebbe alla fine dare fastidio e costargli caro.”
“Come spesso accade in questi casi, però, il problema nasce in primis dai comportamenti umani e non da quelli dell’orso. Da quanto ho appreso, finora non è stato fatto abbastanza per prevenire che diventasse troppo confidente. Soltanto adesso si stanno iniziando a istallare dei cassonetti anti-orso, che possono evitare che i plantigradi possano usarli come self-service, e non sono mai stati presi provvedimenti verso chi ha alimentato la sua confidenza lasciando cibo in strada o cercandolo per fare foto e video”, continua Rosati.
“Mi auguro davvero che persone del posto e turisti vengano finalmente educati a comportarsi correttamente per poter avere una convivenza serena con gli animali selvatici, senza temerli troppo ma anche senza avvicinarli troppo. Ci vuole il giusto equilibrio e il giusto rispetto, mantenendo le adeguate distanze che permettono a tutti di vivere la propria vita in serenità e nel proprio ambiente. Al tempo stesso, mi aspetto che Juan Carrito venga al più presto liberato in natura, in un luogo a lui più consono, e riabituato alla vita del bosco che gli è sicuramente più congeniale”, conclude Rosati.