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L’Italia? Non è un paese per (auto) vecchie.

Francesco Proia di Francesco Proia
4 Gennaio 2015
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Lancia Delta Abarth 1992

Lancia Delta Abarth 1992

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Lancia Delta Abarth 1992
Lancia Delta Abarth 1992

Con la legge di stabilità 2015, passata al Senato sotto le feste di Natale, sono state annullate tutte le agevolazioni sui bolli per le auto tra i venti e i trent’anni di età.

Ma per capire bene la nuova normativa, bisogna fare un piccolo passo indietro.

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In Italia un’auto (o una moto) è definita d’epoca al compimento del trentesimo anno d’età. Una volta raggiunto questo traguardo, il bollo non è più sulla proprietà, ma sulla circolazione, al pari dei ciclomotori. Questo significa che se la mia auto è chiusa in garage non sono più tenuto a pagarlo, ma se invece decido di usarla, pagherò un bollo ridotto che in Abruzzo, ad esempio, è pari a € 31,24. Fin qui è rimasto tutto uguale, quello che è cambiato è il discorso per le auto nella fascia tra i venti e i trenta. Fino a qualche giorno fa per godere delle stesse agevolazioni, bastava iscrivere la propria auto in un registro storico, l’ASI di Torino per le auto e l’FMI per le moto.

Già da qualche tempo però, l’intero sistema di riconoscimento di storicità era stato messo in discussione. Bastava infatti l’iscrizione all’ASI, che tradotto in parole povere significava pagare una somma tra le 100 e le 200 €, e qualsiasi veicolo poteva essere godere delle riduzioni di legge. Negli anni passati l’automobilista italiano, furbo per eccellenza, ha abusato così tanto di questa procedura che sono stati riconosciuti d’epoca persino automezzi da lavoro come il Fiat Daily.

L’ASI è corsa ai ripari, chiedendo maggiori controlli ai suoi commissari di club e anche le regioni (i beneficiari del bollo auto n.d.r.), hanno ristretto i canoni delle esenzioni. Molte infatti hanno revocato le agevolazioni fiscali agli autocarri iscritti d’epoca.

L’ACI pochi mesi fa chiese un nuovo giro di vite reclamando l’introduzione di un elenco, stilato da ACI stessa, dove elencare tutte le auto riconosciute di interesse storico e collezionistico. L’elenco è stato redatto tenendo conto sia del valore dell’auto, sia dei pezzi prodotti (potete consultare qui l’elenco).

Ed è qui che entra in gioco la legge di stabilità 2015 con cui il governo, senza ascoltare né l’una né l’altra campana, ha definitivamente reintrodotto il bollo sulle auto sotto i trent’anni, anche se iscritte ad un club storico. A nulla sono serviti i 32 emendamenti contro in Senato; il governo ha preferito portare nelle casse delle regioni circa 60 milioni di euro ogni anno, senza tener conto del giro d’affari annuo stimato in circa 360 milioni tra carrozzerie, ricambisti, meccanici specializzati e club di auto d’epoca.

Ma proviamo a fare un esperimento che ai nostri politici non riesce particolarmente bene, sforziamoci di vedere oltre: cosa comporterà nella realtà questa norma?  Tanti proprietari di auto tra i venti e i trent’anni le venderanno, probabilmente all’estero, dove qualcuno già non vede l’ora di mettere le mani su auto e moto da noi altamente penalizzate. Finiranno all’estero le nostre Lancia Delta, Maserati Ghibli, Guzzi e Piaggio Vespa che non hanno ancora compiuto trent’anni. E’ proprio questa infatti la fascia di veicoli che dopo la riforma del bollo del 2009, pagano di più, perché considerate inquinanti, arrivando a pagare in alcuni casi quasi il doppio di quello che paga un Euro4.

Sperando che il governo accetti almeno la proposta avanzata dall’ACI, prepariamoci a vedere, dopo la fuga dei cervelli dall’Italia, anche quella del nostro patrimonio automobilistico d’epoca.

Francesco Proia

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