Avezzano. Arriva sui banchi del Senato il disastro ambientale legato all’inquinamento del fiume Liri, grazie all’intervento del senatore Primo Di Nicola (M5S) che ha dato voce alla protesta di centinaia di migliaia di cittadini dell’Abruzzo, del Lazio e della Campania. “Chiedo un immediato intervento del Ministro Costa, per valutare la portata del disastro ambientale” ha affermato il Senatore in aula, che ha rivolto anche all’Enel e agli altri enti coinvolti, di “valutare immediatamente la possibilità di cancellare la deviazione del fiume, che ancora oggi insiste, per alimentare centrali che nel 2020 potrebbero essere sostituite da altre fonti in grado di produrre i medesimi quantitativi di energia”.
“Da decenni – spiega Di Nicola nel dettaglio – il fiume è oggetto di una battaglia che vede da un lato lo sfruttamento del corso d’acqua per l’alimentazione di ben 6 centrali idroelettriche, tanto da deviarne più di 70 anni fa il corso naturale in una galleria scavata nei monti Simbruini; dall’altro una schiera di cittadini e associazioni in difesa del fiume e del territorio che abitano.
La deviazione del fiume – incalza Di Nicola – ha portato all’annientamento di una economia e di una cultura millenaria legata alle sue risorse e alle sue attività economiche. Si è scatenato quindi un impoverimento così drammatico da provocare emigrazione di massa e spopolamento di interi paesi, come è successo anche a Castellafiume, che ancora oggi scontano questa privazione. Il fiume deve essere restituito al suo corso millenario per ridare almeno fiato alle iniziative ambientali e turistiche che si potrebbero avviare in breve tempo.
Tra le problematiche – spiega ancora il Senatore – anche una serie di episodi che hanno evidenziato fenomeni di schiuma e moria di pesci. Già nel settembre 2017 a Civitella Roveto, per esempio, era stata rilevata acqua di un colore violaceo e a seguito di questo episodio numerose associazioni si sono costituite sul territorio. Associazioni che oggi denunciano sfruttamento e inquinamento del fiume, come è accaduto nel mese di maggio a seguito di una misteriosa schiuma rilevata all’altezza del comune di Capistrello e dell’emissario, che nel fiume fa confluire le acque provenienti dalla piana del Fucino.
L’allarme è scattato – conclude Di Nicola – ci sono state riunioni con i sindaci, con il Consorzio acquedottistico marsicano, con la cartiera Burgo e altri soggetti. E’ in corso anche un’inchiesta della magistratura. Ma dopo oltre due mesi nessun risultato è stato ancora raggiunto, mentre il fiume continua ad essere inquinato e i pesci a morire. Restiamo in attesa di conoscere il nome dei responsabili del disastro ambientale”.