Avezzano. Smart – working in LFroundry, azienda e sindacato non trovano l’accordo. Dopo mesi di trattative non si è arrivati a una decisione sul lavoro agile che dovrebbe consentire a parte dei 1.400 dipendenti dell’azienda più grande del territorio, cioè tutti quelli che non sono impegnati nell’area della produzione, di iniziare a lavorare da casa almeno per determinati giorni a settimana.
L’azienda, dopo l’emergenza covid, si è resa conto della potenzialità dello smart – working e, anche grazie alle sollecitazioni delle organizzazioni sindacali, ha preso in esame la possibilità di continuare a far fruire i dipendenti di questa modalità di lavoro. Il problema, però, si è posto quando le sigle sindacali hanno chiesto di regolamentarlo e di iniziare a pensare a un contratto collettivo che potesse accumunare tutti i dipendenti pronti a usufruire del lavoro agile.
In sostanza l’azienda continua a voler procedere con l’applicazione dello smart – working ai singoli dipendenti che ne fanno richiesta sottoscrivendo accordi singoli e non tenendo conto di un eventuale accordo collettivo, come proposto dalle organizzazioni sindacali. Inoltre i vertici del sito che produce memorie volatili e sensori d’immagini non sono concordi sulla durata del lavoro agile. Mentre per loro dovrebbe essere non più del 40% dell’orario settimanale di lavoro, cioè due giorni lavorativi, per il sindacato dovrebbe essere applicato almeno all’80% dell’orario di lavoro, cioè a quattro giorni a settimana.
Questa mancata sinergia sta facendo prolungare i tempi e non sta dando la possibilità ad azienda e organizzazioni sindacali di giungere a un accordo nell’interesse in primis dei lavoratori. Nella riunione che si terrà oggi bisognerà limare anche altre divergenze come per esempio i buoni pasto che secondo l’azienda non dovrebbero essere concessi ai lavoratori in smart – working, e il welfare aziendale di 600 euro che i vertici di LFoundry vorrebbero legare a un sistema premiale.