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LFoundry, l’azienda chiede 24 ore di lavoro in più l’anno senza retribuzione: i sindacati dicono no

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
22 Marzo 2021
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Lfoundry
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LfoundryAvezzano. L’azienda chiede 24 ore di lavoro in più l’anno senza retribuzione ma i sindacati non ci stanno e chiedendo di pagarle al 55per cento. In LFoundry si lavora per trovare l’intesa che però per il momento non c’è.

“Ci stiamo rendendo conto che più passa il tempo”, hanno spiegato i sindacati in una nota, “più parla l’ad, più scrive, più diventa chiara quella che è l’intenzione strategica di ciò che si ha intenzione di fare nello stabilimento di Avezzano. Solo e soltanto una forte riduzione dei costi a discapito delle lavoratrici e lavoratori e poi ”speriamo che verremo quotati in borsa, “speriamo”di rinegoziare con On Semiconductor per saturare gli impianti ecc.….!!???  È opportuno chiarire che il sindacato con le sue articolazioni è composto anche dalla rsu cioè da lavoratrici e lavoratori che riportano le istanze di tutta l’azienda.  Dunque, quando è al tavolo della trattativa non esprime, non rivendica, non negozia questioni personali, bensì quello che sono le necessità delle maestranze tutte”.

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“Tuttavia”, sottolineano, “rispetto al “diktat” del messaggio inviato a tutta la popolazione LFoundry da parte dell’ad, è doveroso da parte nostra chiarire i seguenti punti: noi siamo la medesima delegazione sindacale che, per rimanere nell’ambito dell’accordo quadro del novembre scorso, ha sottoscritto, a maggioranza quando non all’unanimità, le intese relative a: fondo nuove competenze: rispetto a tale accordo è indubbio che, oltre ad averne un vantaggio il Lavoratore e la Lavoratrice che apprende dai corsi, l’azienda si vede rimborsate le ore di retribuzione per la formazione. L’azienda prende un vantaggio economico, perché una parte delle ore da retribuire ai dipendenti viene pagato dal fondo nuove competenze. Al riguardo ricordiamo che è stato il Sindacato che ha spinto per questo accordo. Il contratto di prossimità (la sola delegazione Fiom si è astenuta dalla firma): rammentiamo che i contratti di somministrazione a tempo determinato per 74 Lavoratrici e Lavoratori scadevano il 26 di novembre 2020.  L’azienda ha ricevuto un indubbio vantaggio dall’ accordo, ha potuto contare su personale già formato e non subire le conseguenze negative (sulla produttività e sulla qualità) derivante dalla necessità di formare personale nuovo. Tutto questo, malgrado tale accordo non contenesse nessuna stabilizzazione, come invece prevista da altri accordi nel Territorio. Accordo uscite incentivate: rispetto a tale accordo l’intento del sindacato era quello di accompagnare il personale che, vicino alla pensione, potesse cogliere questa opportunità (naspi più incentivo). Ci siamo trovati invece a constatare che in modo UNILATERALE, l’ad ha bloccato il programma alla fine di gennaio, rifiutandosi di prorogare l’accordo e, non ha fatto uscire alcuni dipendenti che, invece, in base all’accordo, avrebbero potuto”.

“Ci viene da pensare, anzi, siamo certi”, precisano, “che questo è un segnale inequivocabile che le tante dichiarazioni di eccesso di personale siano adesso superate. Dopo la sottoscrizione dei suddetti accordi che, come si è detto sopra, risultavano vantaggiosi soprattutto per l’Azienda, l’ad, ha dimostrato la poca considerazione e il poco rispetto della delegazione sindacale, (… di nuovo proviamo a rispiegare all’Ad, la Rsu è stata democraticamente votata, da quella gente che all’azienda sta tanto a cuore). Infatti, in piena fase di contrattazione e senza nessuna condivisione con il sindacato, malgrado fossimo in piena trattativa, ha fatto chiedere ai dipendenti (i) ferie non concordate (ii) ed ha aperto una ristrutturazione, scontentando tutti. L’ adesione al successivo sciopero, andata anche oltre le più rosee aspettative del sindacato, ha dimostrato il diffuso malcontento e, soprattutto, la perdita di fiducia dei lavoratori nei confronti dell’azienda. Rispetto alle trattative sul cambio turno: ricordiamo che la base di partenza per l’Azienda relativamente al turno a 12 ore, era lo schema 2-3, con 21 rientri e con 1 ora e mezza di break. Dunque il sindacato ha aperto già da tempo un negoziato. Riguardo a tale trattativa”, continuano, “vorremmo fosse chiaro che: non è possibile pensare, come afferma e scrive l’ad, che stia facendo un piacere alle persone; non è possibile accettare che, a fronte di due giornate di lavoro aggiuntive (il 2-3 a 15 rientri significa lavorare due giorni in più l’anno), il lavoro sia fatto “ a gratis” !! Cioè, solo a carico delle Lavoratrici e Lavoratori, senza riceverne il corrispettivo. Questo è quello che vorrebbe fare l’ad !! Noi abbiamo proposto per il 14° e il 15° rientro, non solo che fossero retribuite, ma che avessero una maggiore retribuzione, in quanto ore aggiuntive rispetto all’attuale turno di 12 ore. Riguardo le pause di lavoro (break), l’ad si è guardato bene di parlarne nel suo messaggio alla popolazione del 19 marzo. Per il sindacato non è possibile accettare una riduzione delle pause di lavoro. La proposta iniziale aziendale era quella di 90 minuti. Ricordiamo all’ad che per le condizioni di lavoro e per i tempi, le pause sono indispensabili per il recupero delle forze e, in particolare, per chi svolge il lavoro in clean-room. Il Ccnl disciplina le maggiorazioni turno relative a turni da 8 ore e non a turni di 12 ore. La contrattazione aziendale ha permesso e disciplinato le maggiorazioni turno relative ai turni a 12 ore. E’ quindi improprio comparare le due contrattazioni e comunque non si è pagati di più rispetto al Ccnl. In ogni modo, chi ha acquisito il sito conosceva per certo tutti i contenuti degli accordi aziendali. Riguardo al PDR: tutti i premi di risultato sono strutturati in modo che, a fronte di incrementi di produttività, qualità etc, ci sia la redistribuzione ai lavoratori di parte di questa ricchezza prodotta. L’utilità marginale prodotta ripaga molto più l’azienda che i dipendenti, i quali hanno contribuito e contribuiranno con il loro lavoro a raggiungere gli obiettivi prefissati. Il Sindacato deve poter entrare nella discussione circa le regole di assegnazione, questo per evitare che, regole imposte dall’ azienda in modo unilaterale possano mortificare taluni lavoratori che risultano sgraditi a questo o a quel supervisore- Rispetto alle stock option: Lo stesso “ad” dispera di vedersele assegnate, infatti, nel suo stesso messaggio alla popolazione dice: “si spera porti a cifre significative”. La realizzazione di queste stock option è condizionata alla “particolare” circostanza che SPARK sia quotata in borsa tra 4 anni. Nessun altro commento si ritiene necessario.  Nel frattempo, è già stato annunciato, come per il passato, il riassorbimento dei superminimi a partire dal prossimo mese di giugno. Rispetto a quest’ ultimo punto è nostra intenzione adire tutte le vie, comprese quelle legale, per impedire quest’ ennesima ingiustizia nei confronti delle Lavoratrici e dei Lavoratori di LFoundry.

“Siamo sempre in attesa”, concludono le firme sindacali, “di conoscere il piano industriale. Tuttavia su questo tema ricordiamo a tutti che, abbiamo dovuto penare affinché l’ad, si convincesse ad illustrarlo nelle sedi istituzionali. È auspicabile che, rispetto alle enormi risorse finanziarie previste dal recovery plan, LFoundry aderisca a questi piani per rendere il sito più competitivo ma, soprattutto, per dare fiducia e certezza a tutta la popolazione, affinché la fantomatica Spark rimanga con l’intesse sul fab di Avezzano. Infine, il tema principale, quello fondamentale e decisivo, cioè il vero valore del Sito di Avezzano, che ha creato l’interesse di Spark: “le commesse, sviluppo e ricerca” rimarranno in capo ad LFoundry di Avezzano?”.

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