Avezzano. Il 5 gennaio le organizzazioni sindacali territoriali, unitamente ai RLS e alla RSU della LFoundry di Avezzano, hanno interessato gli enti competenti rispetto alle conseguenze dell’interruzione di energia elettrica, che si è verificata lo scorso 27 dicembre.
“Tale iniziativa”, scrivono i sindacati, “si è resa necessaria in considerazione della delicatezza delle lavorazioni che avvengono all’interno della LFoundry e delle scarse informazioni fornite dall’azienda sulle cause e sulle conseguenze dell’accaduto. L’azienda, infatti, ha scelto di limitarsi alle comunicazioni obbligatorie, evitando accuratamente un dialogo aperto con la delegazione sindacale sia sugli aspetti legati alla sicurezza, sia sulle conseguenze della difficile ripartenza delle produzioni a seguito del blackout”.
“Vale la pena ricordare che”, precisano, “il sito industriale LFoundry è classificato SEVESO, cioè sotto particolare sorveglianza per via dell’utilizzo e dello stoccaggio di materiali pericolosi. Le scriventi organizzazioni sindacali non vorrebbero che la politica di riduzione dei costi, portata avanti dai vertici aziendali a partire dall’acquisizione dello stabilimento da parte della startup cinese denominata SPARC, possa indurre a tagliare anche gli investimenti che attengono alle manutenzioni dello stabilimento e agli aspetti di sicurezza in generale”.
“Oltre a presidiare l’aspetto strettamente inerente alla sicurezza dei lavoratori”, continuano, “le organizzazioni sindacali territoriali e la RSU hanno anche ritenuto opportuno inviare una richiesta di incontro alla Regione Abruzzo e alla Prefettura per poter fare in sede istituzionale un’analisi a tutto tondo della situazione e delle prospettive dello stabilimento Lfoundry, a partire dalla condizione di isolamento che attualmente vive rispetto alle politiche europee volte a creare un ecosistema europeo dei semiconduttori. E’ inoltre doveroso un approfondimento in sede istituzionale relativo all’utilizzo di risorse pubbliche fatto nel passato più o meno recente (Fondo Nuove Competenze, realizzazione centrale di cogenerazione, acquisizione macchinari…), per comprendere l’etica su cui si basano i progetti strategici che l’azienda starebbe elaborando per il prossimo futuro”.
“Gli avvenimenti degli ultimi giorni”, concludono, “peraltro non isolati, il conto delle tante persone che, con tutto il loro bagaglio di competenze e di esperienza, negli ultimi mesi hanno deciso di lasciare lo stabilimento marsicano, l’isolamento rispetto agli imponenti processi strategici che attraversano il settore dei semiconduttori in Europa, pongono interrogativi urgenti sulle prospettive del sito marsicano”.